AN AUTUMN FOR CRIPPLED CHILDREN, The Long Goodbye

The Long Goodbye

Blackgaze. Ecco… se ne sono già andati tutti via. È un peccato, perché gli An Autumn For Crippled Children in realtà fanno una specie di mischione New Order-Cure-black metal che riesce a tenere bene insieme la sezione ritmica del post-punk, chitarre scorticanti e melodie azzeccate (e qualche tastiera). Calano subito l’asso piazzando la title-track, che è esemplificativa di tutto quello che ho appena scritto ed è appunto di gran lunga il miglior brano del disco. Anche “A New Form Of Stillness”, col suo andamento ascensionale, difficilmente non emoziona. Il problema è che i pezzi più posati e aerei (“Only Skin”, che sa di Disintegration) inevitabilmente vanno a battere su denti già cariati a sufficienza, ad esempio da quel gruppo che non nominerò mai più (quando va male) e dagli Alcest (quando va bene). Se questo disco non rallentasse così spesso, sarebbe consigliato, basta sentire anche “Gleam”, in cui il giro di basso è eccezionale e sta molto bene assieme al fragoroso riff in tremolo. Così com’è, invece, The Long Goodbye sa quasi d’occasione persa. C’è un po’ da mangiarsi le mani.