AMPHIOR, Disappearing
Attivo da una decina d’anni e giunto ormai al suo quarto album (secondo per Glacial Movements), Amphior ha dalla sua leggerezza e grazia. Porta il suo pianoforte in ambienti leggeri ed eterei, a combattere, sembra, situazioni ansiogene che spesso hanno costellato la sua esistenza. Suonando magicamente spariscono, dando quella luce e quella serenità a Mathias Hammerstrem che gli permettono di esibire un disco come Disappearing.
Musica volatile, impalpabile, ma dotata di una grana importante, poetica e aperta, che ci porta a pensare a un paesaggio dinamico, interiore ed esteriore. La musica di Amphior si distanzia però dai neo-classicismi di casa Erased Tapes e prova a cercare una sua personalità, andando a dipingere acquarelli come una “Tunnel Vision” che sembra aprirsi come i cerchi sull’acqua foraggiati dalle gocce di pioggia. A tratti ha addirittura un taglio cinematico che sento più vicino a un’idea trip-hop e al quale manca soltanto la parola. “Costume Party” va ancora più indietro nel tempo, in aria da sonorizzazione di un film muto. Appare chiaro come questo disco sia un viaggio nella memoria e nell’inconscio di Amphior. Amphior, Anfione, figlio di Zeus e Antiope. Marito di Niobe (che ricordiamo fantastica musicista di casa Tomlab e Sonig), gentile d’animo, amante della musica e della poesia. Appare altresì chiaro che, nonostante la sua bontà, sia tutt’altro che innocuo musicalmente parlando, ma con personalità, capacità di racconto e di guida.
Non saprei che altro chiedere ad un disco del genere di questi tempi, un disco strumentale che ci trascina in vaghi minuetti della memoria, wunderkammer e carillon. Un disco che ci apre un mondo, quello di Mathias, dove l’intimità si mischia alla sperimentazione e la potenza espressiva non lesina mai nel dipingere piccoli momenti d’infanzia che non leggiamo come commoventi o toccanti, ma sorprendenti.
Poi, sarò pazzo, ma nella risacca di “Bloom” (con il featuring di Recorder Recorder) ci ho sentito parecchio Brian Eno di “By This River”, scomposta e rimaneggiata ma dal tocco innegabile. Ma c’è altro, una “Everything Is Passing” nella quale sentiamo distintamente bobine e nastri ad unire passato e presente, invitandoci a una vita, quella di Amphior, raccontata e dipinta con un tocco mai scontato, fra delicatezza e brio.