ALPHAXONE, Absence Of Motion

ALPHAXONE, Absence Of Motion

Abbiamo già parlato di Mehdi Saleh in occasione della precedente uscita sulla beneamata Cryo Chamber di Simon Heath. Quella volta due erano gli argomenti di discussione: l’inaspettata bravura di un sound artist iraniano e la sua aderenza epidermica ai canoni del dark ambient (la sua è una sorta di library music in nero). Questa volta anche. Posso dire che durante l’ascolto ho sentito il primo Desiderii Marginis (la malinconia di “Long Eternity”), forse a tratti Lustmord e persino qualche frangente più etereo e quasi new age (“Appearence”). Sembra quasi che Mehdi non abbia ascoltato altro per tutta la vita e non faccia che comportarsi come se “impaginasse” il disco con qualche software grafico, prendendo livelli di suono da un archivio gigantesco creato ad hoc e sovrapponendoli da vero conoscitore della materia. Al momento, però, è più come quel vostro compagno di scuola molto serio e per tanti versi apprezzabile, che studiava e sapeva tutto a memoria, ma che un po’ s’incasinava quando c’era da uscire dal seminato.