ALESSANDRO RAGAZZO, Corpore Absens

Una linea di ricerca nitida, perseguita con ostinazione, è alla base della pratica sonora di Alessandro Ragazzo. Si tratta di un’indagine filosofico-aurale imperniata su una pratica del field recording scevra da ogni intento documentaristico e/o narrativo. A questa istanza continua ad aderire anche il suo nuovo lavoro pubblicato dall’etichetta indipendente Dornwald, itinerario sensoriale in cinque movimenti fondato sulla relazione – o meglio sulla sopraggiunta mancanza di relazione – tra il corpo e lo spazio entro cui potenzialmente si muove.

Le strutture erette dal musicista veneto attraverso un denso intreccio di frammenti ambientali e manipolazioni analogiche costruiscono un contemplativo immaginario dell’assenza. Il coagulo di risonanze materiche, interferenze stridenti, frequenze di puro rumore e dettagli portati in primo piano si offre come scenario neutro in cui immergersi. La combinazione delle componenti in gioco delinea un paesaggio profondamente tattile, ma sempre indefinito, nel quale il corpo è divenuto memoria. L’ambiente elettroacustico risultante produce un senso di sospensione temporale in cui i segni dell’attraversamento diventano suggestioni tradotte da riverberi enigmatici. L’insieme risulta fortemente evocativo, ma altrettanto ostico da affrontare, avvolto da un’aura oscura che si tinge di intenso misticismo quando negli ultimi due tasselli include il canto salmodiante estratto dal sacro testo delle Upanishad della tradizione Indiana Vedantica.

Quello proposto da Ragazzo è un territorio d’ascolto stimolante che richiede attenzione, un’esperienza totalizzante che rende le tracce rimaste più vivide della presenza.