ALBERTO BOCCARDI & STEFANO PILIA, Bastet

Di Boccardi, Pilia e Nashazphone abbiamo parlato molto. Boccardi, che per via del suo “altro lavoro” si trova spesso all’estero, mi ha scritto che da un paio di anni si trova in Egitto, dove ha conosciuto Hicham Chadly, fondatore di Nashazphone (quelli che seguono Sublime Frequencies dovrebbero ricordarsi di lui), e lo ha convinto a stampare quest’album che porta il nome di una dea rappresentata come una donna con la testa o di leone o di gatto (*).

In Bastet il suono della chitarra è piegato in chiave ambient/atmosferica. Questo non sorprende se i nomi dei protagonisti sono familiari, nonostante vada detto che negli ultimi anni Alberto ha sempre cercato di proporre musica che nessuno conoscesse già. Qui ha ricevuto da Stefano del materiale chitarristico molto fisico, sostanzialmente vicino al drone, e lo ha editato aggiungendo radi colpi di cassa molto indovinati (c’è qualcosa di umano in queste pulsazioni, perciò non è difficile entrare in sintonia col tutto), altri suoni di batteria e filamenti di synth. L’ascolto può spalancare grandi spazi di fronte agli occhi come anche indurre a guardarsi dentro, un effetto per nulla contraddittorio per chi è abituato a certi generi e a spostarsi lungo il confine tra realtà esterna e inconscio, ammesso e non concesso che questo confine esista. Bastet è un disco sicuramente di valore, anche se in questo caso ho il sospetto che predicherà solo ai già convertiti.

* Boccardi è uno di quelli che sa fare rete, e non in senso calcistico: collaborazioni con Lawrence English e Maurizio Abate, poi il trio Litio, il progetto Standards con Nicola Ratti (che economicamente non dev’essere uno scherzo e solo per questo merita il massimo rispetto).

Tracklist

01. Bastet
02. Bastet
03. Dayira
04. Dayira