Acufene Circus, 1/6/2014

Acufene Circus

Cremona, CSA Kavarna.

La prima edizione del Tattoo Circus & Acufene Circus è stata una ghiotta chance per poter vedere molte band già accolte sulle nostre pagine. In questo senso il festival si è rivelato una manna dal cielo, oltre che un bel modo per rincontrare vecchi amici, trovarne di nuovi e fare finalmente il punto su questa “scena”, che, a dispetto di ciò che si dice in giro, più va avanti e più ci sorprende, senza risentire dei troppi nomi in circolo e senza farsi intaccare dal tempo che passa. Plauso in particolare va agli organizzatori di questo festival: Rubens degli Hungry Like Rakovitz e i ragazzi dei Lamantide. Tutto ci è sembrato scorrere una meraviglia, grazie anche al CSA Kavarna, che col suo ampio spazio ha accolto senza problemi le numerose distro e i banchetti vari, tra cui Grindpromotion, Sporcodentro, Gozer Visions, Officina Infernale e tanti altri. In un angolo cucina vegan e bevande, free-camping e tanto altro.

Picea Conica

Veniamo alla musica e facciamo tappa a Forlì, città di provenienza dei Picea Conica, duo spietato che ci propina uno sludge/noise strumentale. Le sonorità a loro care sono piuttosto ancorate agli anni Novanta, ma – nonostante ciò – i pezzi non ricalcano i tipici stilemi del genere, anzi apprezziamo la loro capacità di non ripetersi e aver saputo anche guardare altrove. Col fresco cambio di batterista (Damiano degli Abaton) i pezzi acquistano sicuramente in dinamicità, pollice su per loro! Un ottimo inizio, dove vincono la personalità e gli ottimi spunti per nuove idee in futuro.

Clover

Il fest già dall’inizio si rivela un autentico devasto, tant’è che nelle due ore successive assisteremo ai set di Clover, Rejekts ed End Of A Season. I primi in due (chitarra e batteria, entrambi a dividersi le voci) tirano giù il Kavarna con una manciata di pezzi bestiali, alcuni inediti e altri presi da Raika. Il divertimento con loro è assicurato e dimostrano senza dubbio che con pochi mezzi si possono raggiungere ottimi risultati.

Rejekts

Velocità folli, urla e pestaggio senza pietà, tutto condito da una massiccia dose di irriverenza. I giovanissimi Rejekts sono freschi dell’uscita di Uno-, dal quale tirano fuori “Carne E Acciaio”, “Io Senza Me” e “Nihilius” per massacrarci a dovere. Arrivano carichissimi: più che azzeccata la loro definizione sul web di dark-grind, anche se durante il live sono tante le influenze che ritroviamo nel loro sound. Nel complesso siamo soddisfatti, ma ci aspettiamo qualcosa di più definito, visto che alcune volte la capacità di saper spaziare ovunque diventa un’arma a doppio taglio e bisogna stare attenti perché si perde facilmente il controllo.

End Of A Season

A chiudere la prima parte dell’Acufene Circus sono i quattro emiliani, il primo pezzo da novanta che, appena attacca, ci fa esplodere in pieno viso una buona parte del disco d’esordio. Il drumming è nervoso come quello dei Converge, la voce di Marcella è corrosiva e il resto della ciurma si dimena ovunque: in mezz’ora (il tempo a disposizione per tutti) tira fuori versioni più che convincenti di “Miraggio”, “L’Iceberg” e “Resta”, riuscendo a colpire il centro anche con l’atipica “As Me, A Child”.

O

Fin qui tutto bene… Quando è il turno degli O, il Kavarna si tinge di nero, le porte vengono chiuse e le luci… spente: l’atmosfera è quasi surreale e si aspetta da un momento all’altro che un macigno si schianti su tutti i presenti. Uno sciame di feedback si impadronisce dell’ambiente circostante, poi si parte con “Morire”. Tutto procede come avevamo previsto: siamo subito folgorati dalla brutalità del nuovo brano. I suoni sono un po’ impastati, ma col passare dei minuti possiamo godere di una performance che ci lascia senza parole. Cinque gli inediti e quattro i brani tratti da Il Vuoto Perfetto. È una nuova identità che scava a fondo, prediligendo il fattore intensità e velocità, pur rimanendo ancorata ad alcuni stralci del loro trademark. Mezz’ora di negatività in musica e chitarre laceranti, una band davvero ispirata.

Hungry Like Rakovitz

Siamo quasi agli sgoccioli: nell’ordine ritroviamo Hungry Like Rakovitz, Lamantide e Buioingola. Anche con loro il livello di energia che si raggiunge è molto alto. Le schegge impazzite dei primi sono un chiaro esempio di gruppo che lavorando sul breve termine riesce a consolidare un sound velenoso e particolare.

Lamantide

Con lo show sentito dei Lamantide si ritorna a giocare la carta della pura violenza: come nel debutto, anche dal vivo la formula è ancor più potenziata, attraverso passaggi intricati di scuola postcore, sfuriate grind e math. Giocando in casa, danno il massimo, anche quando è la volta della cover di “O Fortuna” (Carl Orff, ma come ovvio lo spunto è preso dai Botch), forse una scelta un po’ troppo scontata e ridondante, ma per certi versi utile a spezzare un po’ l’atmosfera e caricare maggiormente il pubblico con un brano più “easy”.

Buioingola

Con un breve cambio palco, siamo giunti alla conclusione: il trio toscano ha una serata un po’ sfortunata, causa alcuni problemi con la strumentazione, e dopo una decina di minuti dall’inizio del set, Diego e gli altri sono costretti a cambiare scaletta e a proporre alcuni brani che non erano previsti. Spazio ad ogni modo per la lunga “Oceano”, per i primi tre brani di Dopo L’Apnea e per un inedito. Insomma, nonostante la mancanza del pad per l’esecuzione di alcuni pezzi, i Buioingola ci hanno riservato anche una nuova composizione, e la cosa ci ha fatto un gran piacere.

Note negative? Forse solo la partecipazione. Speriamo che si possa migliorare e far sì che la gente scelga di presenziare a un Acufene Fest II piuttosto che a un evento più mainstream e che magari ricordi ogni tanto che avere posti come il Kavarna è una vera e propria fortuna, quindi bisogna supportarli a vita.