AA.VV., Soul Of A Nation (Afro-Centric Visions In The Age of Black Power: Underground Jazz, Street Funk & The Roots Of Rap 1968-79)

L’anima di una nazione è smilza e indossa abiti un poco lisi, ma maledettamente eleganti, perché l’eleganza non è una questione di forma e la rivoluzione non verrà trasmessa in tv, ce lo ricorda Gil Scott Heron in un classico senza tempo, con il basso sornione e inarrestabile a tenere in piedi un’architettura sottile e maestosa al tempo stesso, fiera e naturale come una pantera, con il flauto ad aggiungere quanti di acidità jazz al tutto: siamo alle radici del rap, sono visioni afrocentriche nell’epoca del potere nero, jazz underground e funky da strada tra il 1968 ed il 1979, come recita la copertina di questa ennesima perla della Soul Jazz Records, felicemente sospesa tra pezzi stranoti (oltre a Gil Scott Heron, anche “Vibes From The Tribe” di Phil Ranelin era finito molto tempo fa sotto le nostre grinfie grazie al meritorio lavoro della Hefty Records di Chicago) e pepite nascoste, come ad esempio l’ipnotica “Sounds From The Bush” di Mandingo Griot Society. Un piglio battagliero, visionario, smooth, come nella trascinante “Red, Black And Green”, un manuale del perfetto funk ad opera di Roy Ayers benedetto da archi da Philly sound, un suono caldo e intimamente sensuale, come in “Malcom X” del recentemente scomparso Phil Cohran (da recuperare per chi non lo avesse il suo capolavoro On The Beach), afrofuturismo bandistico e dall’altissimo tasso magnetico, una figura ultraminimale di basso (sono quattro note in croce e davvero non serve altro: il groove si fa con il vuoto), battimani, un coro che sa di gospel spaziale e la voce limpida del leader alla cornetta per qualcosa di semplicemente prodigioso. Lo stesso vale per “Desert Fairy Princess” di Horace Tapscott & The Pan African Orchestra: di nuovo un basso povero, perfetto e nero, sopra il quale fioriscono un flauto e sincopi lievi di percussioni, successivamente contrappunti della sezione fiati e il pezzo miracolosamente prende quota, una veduta dall’alto di un deserto fatato. Poi tocca a “Strong Men” di David McKnight, graziata dall’ipnosi di kalimba e flauto: siamo dalle parti del Don Cherry di Mu e in seguito da quelle dei recitati dell’Art Ensemble Of Chicago. Say it loud, i’m black and i’m proud, e allora “Black Narcissus” di Joe Henderson, tastiere psichedeliche, orchestrazione leggerissima e soave, un clima che sa del Pharoah cosmico di Astral Travelling, lo stesso suono rotondo e pieno, gli stessi languori di stelle, un’altra composizione semplicemente magnifica. I Oneness Of Juju ci fanno un po’ di scuola del ritmo, “African Rhythms”, con un basso che paradossalmente (ma nemmeno troppo) fa tornare in mente certi giri dei Primus (del resto un quid di funk schizoide abita nel lavoro della band di Les Claypool), un’orgia di piccole percussioni, una chitarra che piazza poche note ma tutte al posto giusto, fiati riverberati che fanno lievitare il groove, we travel the spaceways, diceva Sun Ra, un gospel di voci a salire e poi quella solista, piena di soul, il solito afflato da festa di strada, da baccanale tipico di certa great black music, un che di sottilmente pre-disco music, fischietti, lamenti, urla, le percussioni che non smettono mai sino al naturale fade out. Un pezzo che fa resuscitare i morti. Eccellente anche “Suratal Ihklas” di Doug Carn, lirica e carnosa, perfetta colonna sonora per un blaxploitation movie con una voce vagamente allucinata che dà un tocco spostato ad un pezzo che per il resto espone perfettamente tutto il classico vocabolario del black groove. Ci avviamo verso la fine del ricchissimo programma, “Is It Too Late?” si chiedono Duke Edwards & The Young Ones, un gospel-soul fatto di niente eppure perfettamente riuscito, dieci minuti di orazione basata sulla medesima figura di chitarra, ma è il feeling a fare la differenza, e infine “Mother Of The Future” di Carlos Garnett, quasi otto minuti di sentimento panico a suggello di una raccolta semplicemente favolosa.

Tracklist

01. Gil Scott-Heron – The Revolution Will Not Be Televised
02. Mandingo Griot Society With Don Cherry – Sounds From The Bush
03. Roy Ayers Ubiquity – Red, Black And Green
04. Philip Cohran & The Artistic Heritage Ensemble – Malcolm X
05. Sarah Webster Fabio – Sweet Songs
06. Phil Ranelin – Vibes From The Tribe
07. Horace Tapscott With The Pan Afrikan Peoples Arkestra* – Desert Fairy Princess
08. David McKnight – Strong Men
09. Joe Henderson – Black Narcissus
10. Oneness Of Juju – African Rhythms
11. Doug Carn – Suratal Ihklas
12. Duke Edwards & The Young Ones – Is It Too Late?
13. Carlos Garnett – Mother Of The Future