AA.VV., Estate
Nel 1982 usciva nelle sale cinematografiche italiane “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, a metà strada fra una commedia e un thriller interpretato da Lello Arena nei panni di un timido cronista sulle tracce di Funiculì Funiculà, uno psicopatico che uccide tutti coloro che cercano di svecchiare il repertorio artistico napoletano: fra le vittime, nei panni di loro stessi, un nervosissimo James Senese e Massimo Troisi, anche autore del soggetto della pellicola. La crew di Akhet sarebbe oggi in cima alla lista delle vittime designate di un ipotetico maniaco della restaurazione: da un annetto, infatti, Akhet si occupa dell’organizzazione di eventi che concorrono alla ridefinizione del panorama culturale partenopeo, mettendo a confronto – come è logico ma non scontato fare – alcune delle proposte migliori della scena musicale sotterranea locale con artisti nazionali e internazionali di livello assoluto. “Estate” è il debutto di Akhet come realtà discografica e dentro ci sono un po’ tutti i protagonisti dell’ultima annata: gli indigeni, da Eks (nom de guerre di Guido Marziale, cofondatore di Akhet) agli ormai storici Aspec(t) (il loro brano riprende e campiona proprio il film con Lello Arena), da Eraclio a Talpah (casertano, in realtà, una delle migliori cose di elettronica deviata che possa capitarvi sottomano ultimamente) e poi ancora Sara Persico, Nocturnerror, Radford Electronics, Elisha Morningstar, Renato Grieco (qui assieme a Canedicoda, che ha curato l’artwork di questa produzione), l’oriunda Nziria e altri ancora. Venendo ai contributi esterni alla scena napoletana, possiamo parlare di ospiti di lusso se consideriamo la presenza – senza essere esaustivi – di Rabit, Elvin Brandhi, Flora Yin Wong e dei “nostrani” Franco Franco, STILL e Luigi Monteanni in partnership con i giavanesi Tarawangsawelas; ci troviamo quindi di fronte a una varietà di proposte che vanno dalla sublimazione del rumore alla manipolazione di ambienti, conceptronica tagliata con sostanze locali e hip hop ipocondriaco. Menzione particolare per la scelta del formato che fa di “Estate” un vero e proprio oggetto d’arte basato su un concept – come dicevo più su – a cura di Canedicoda: una lattina con all’interno un microchip usb e altre, non meglio identificate, “delicacies”, un richiamo a Piero Manzoni e la sua “Merda d’artista” ma ancor di più a tale Gennaro Ciaravolo, che nel Secondo Dopoguerra pensò di riciclare le lattine degli aiuti alimentari americane rivendendole agli americani stessi con la dicitura “Aria di Napoli”.