Z’EV, A Maze Sing Wave

Z’EV, A Maze Sing Wave

Una delle ultime uscite di Z’EV (pioniere della scena industrial percussiva e tribale) è italiana, nota di merito alla Spettro Rec. Il disco s’intitola A Maze Sing Wave, ed è stato assemblato e registrato nella residenza/studio di John Duncan nel 2014, apposta per l’etichetta bolognese. Dimenticate le ritmiche metalliche e i martellamenti, perché l’unione delle quattro tracce, nominate semplicemente in base alla loro durata, si traduce in un asfissiante drone di ben 46 minuti, che scorre indisturbato come una lenta cottura in un forno a microonde. Un interminabile e dormiente bordone, dagli effetti distensivi come il Valium e invasivo e tagliente quanto la fresa di un dentista o il bisturi di un chirurgo estetico. Pochi sono i passaggi o picchi fuori onda nei quali l’artista esce da geometrie stabilite e collaudate, mostrando tonalità (quasi) impercettibili – che svelano sottofondi rituali e gotici provenienti da chissà quale cripta segreta – oppure richiami abrasivi a un’acciaieria (la traccia “9m 41s”) che smorzano quegli effetti terapeutici rilassanti. Per quel suo lento e incessante procedere, A Maze Sing Wave risulta ostico: dal vivo sarebbe stata un cosa differente e più abbordabile. È un lavoro da ascoltare in religiosa quiete mentale, consigliabile agli amanti delle risonanze. Ah, dimenticavo: più osservo il titolo e più leggo amazing wave!