ZBEEN, Eigen

Zbeen

Eigen è il terzo disco in un anno e mezzo per il duo veneto Gianluca Favaron – Ennio Mazzon. Siamo ancora una volta di fronte all’unione di digitale, field recordings, noise e spunti improvvisativi. Il contesto sonoro nel quale ci troviamo è quello dell’etichetta Entr’Acte, che aveva pubblicato poco tempo fa Stasis, il secondo disco di Zbeen. Da un lato complicate riflessioni matematiche e geometriche, di cui poco comprendo, dall’altro l’irregolarità: si tratta, come già scritto mille volte, di musiche difficili (ma ci occupiamo forse solo di musiche facili?), per le quali servono una certa testa e una certa predisposizione ad avventurarsi in un mondo astratto e irreale. Qualcuno finisce (c’è cascato pure il grande Verticchio su Oltre il Suono) per apprezzare la maggiore intelligibilità di alcune tracce rispetto ad altre, ma del resto io stesso trovo che l’esordio K-Frame vinca dove è meno autistico e più impattante, ossia quando per certi versi cerca una sintesi col filone drone/ambient/noise che a me è più familiare. Proprio come nel caso dell’improvvisazione con strumenti “veri”, i momenti migliori mi sembrano nascere quando di botto si forma un ordine effimero.