THE WILL OF NIN GIRIMA, Two Cycles Of Incantation

NIN-GIRIMA

Oltre ad aver dato i natali all’ultimo genio/pazzoide del football, ovverosia Paul Gascoigne, la cittadina di Gateshead è anche un sobborgo della vicina Newcastle, che fu il centro operativo di una delle più importanti band industrial degli anni Ottanta: i Zoviet France.

Con queste eccellenti referenze nasce l’Invisible City, etichetta che presentiamo oggi al pubblico italiano con la quarta uscita (30 copie in cassetta) di un gruppo proveniente nientemeno che dal Messico. Adesso sappiamo che, oltre ad una florida scena ebm (vedi Hocico), da quelle parti esiste anche una sul versante drone e dark-ambient. Colpito e affondato dal nome e dal titolo, pensavo che queste misteriose volontà di Nin Girima avessero attinenza con qualche demone o divinità atzeca, o al massimo, qualche serial killer tipo Magdalena Solis. Ovviamente mi sbagliavo, infatti, se ho capito bene, è una serie di formule magico/religiose che ci porta indietro fino agli albori della civiltà, in Mesopotamia. L’album è costruito su un ciclo di sei incantesimi o esorcismi, arricchiti dalla voce stregonesca di Filomena Rubino (alias Fe<Male Fou) che ne amplifica la componente spirituale. È un condensato di spettri, arche magiche e tavole dei comandamenti scolpite su lastroni di grafite nera. Un’immersione mistica nei meandri più oscuri della psiche umana, o, se volete, una discesa nel MaelstrÖm, come scriveva un certo Edgar Allan Poe nei suoi racconti del terrore.

Esistono varie tipologie di dark ambient. C’è quella dai classicismi stile Zamia Lehmanni degli SPK, quella glaciale alla Barren Land di Northaunt e quella oscura e rituale che rimanda a Zero Kama o a qualsiasi produzione del catalogo Aural Hypnox: gli incantesimi dei Nin Girima rientrano in quest’ultima categoria.