WAYNE SIEGEL, Early Works

Due delle ultime uscite di Black Sweat Records sono dedicate ai lavori di Wayne Siegel, misconosciuto compositore californiano trasferitosi a metà degli anni Settanta in Danimarca per seguire le lezioni di Per Nørgård.
Early Works raccoglie le due tracce in origine contenute nel primo disco di Siegel (Autumn Resonance/Domino Figures, ristampato in vinile sempre dall’etichetta milanese) e due non ancora presenti nella sua sparuta discografia, composte a cavallo fra anni Settanta e Ottanta.

La ricerca sonora di Siegel va in direzione di un post-minimalismo che, in quanto tale, combina la reiterazione con influenze classiche, jazz e rock. La tecnica compositiva usata ruota attorno a un processo che il californiano chiama “canon tecnique”, un flusso ininterrotto di suoni ottenuto attraverso la ripetizione e l’utilizzo del delay. “Autumn Resonance” è un pezzo per solo pianoforte in cui il suono dello strumento viene processato in modo che differenti tempi di ritardo vengano attribuiti ai due canali audio: tutto ciò dà vita ad un effetto-drone dai toni crepuscolari che nel corpo centrale lascia il posto a un uso sgargiante dello staccato. “Domino Figures” è composta per un numero notevole di chitarre (fino a cento, ci informa l’autore): gli esecutori si posizionano seduti in semicerchio (è l’immagine in copertina) e svolgono una dopo l’altra le 97 diverse figure musicali del pezzo: si crea così quello che può essere appunto definito un effetto-domino, in cui il suono d’insieme risulta difficilmente associabile a quello delle chitarre. In “Voices Recurrent” è utilizzata una tecnica analoga a quella della prima traccia, con il suono, questa volta del violoncello, splittato sui due canali con ritardi diversi in modo da conferire al pezzo ricchezza e profondità nel rendere i toni qui tragici e meditabondi dello strumento. In “21 Clarinets” l’effetto-drone risulta ancora più intenso: Siegel tira su un muro che si sgretola e si ricompone più volte per tutta la durata del brano.

Sperimentazioni insolite, quelle di Wayne Siegel: frutto di un metodo rigoroso ma nient’affatto spiacevole negli esiti, sono destinate a un pubblico già avvezzo ad ascolti in linea con l’estetica minimalista.