VENOM, From The Very Depths

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Come maneggiare un nuovo disco dei Venom nel 2015? Roba scottante, questa. Se prendiamo un qualsiasi (ripeto: qualsiasi) gruppo metal estremo, odierno o meno, e risaliamo l’albero genealogico delle sue influenze, finiamo sempre con l’incontrare i Venom. Il solo nome incute rispetto. Ok, però si parla solamente dei primi due dischi (periodo 1981-1982), già dal terzo disco (1984!) erano stati superati a tutta velocità dall’evoluzione creativa dei loro figli, nipoti e pro-nipoti. Il ruolo di inseminatore è passato ad altri, ma il gruppo ha comunque continuato la propria carriera fra infiniti cambi di formazione e dischi anche piuttosto belli, mantenendo un livello generale largamente sopra la decenza. Molti hanno invece giudicato il resto del percorso dei Venom in relazione al loro essere dei “padri fondatori” e continuano a farlo anche ora. Mi sembra scontato che sia impossibile essere dei geni che riescono a rendere fondamentale ogni disco, quindi, a un certo punto, le produzioni vanno giudicate in sé. Bisogna ammettere, in ogni caso, che è giusto anche avere delle pretese più corpose da musicisti che comunque possono vantare il “titolo” di cui sopra. Fardello e benedizione, non pretendo un nuovo Black Metal ma, visto che l’epifania creativa almeno un paio di volte nella vita è stata vissuta, è lecito aspettarsene almeno un piccolo surrogato nel tempo presente. Insomma, questo From The Very Depths va maneggiato cum grano salis. Diciamo intanto che l’unico membro originario superstite da un po’ di anni a questa parte è Cronos, che a onor di cronaca per certi periodi è stato pure fuori dal gruppo, lasciando la leadership a Mantas, e non sono venuti fuori dischi malvagi (a me Prime Evil piace veramente tanto). Oggi Mantas suona negli M:Pire Of Evil insieme a Demolition Man (già negli Atomkraft, tra l’altro basso e voce in Prime Evil), con risultati non da sogno, ecco. A Cronos, in ogni caso, vanno riconosciuti l’entusiasmo e la voglia di proporre materiale nuovo, altri al suo posto si sarebbero accontentati di un approccio più necrofilo, certamente più facile da vendere. Però – ed appunto arriva il fatidico momento del “però” – se proprio mi devo sbilanciare (e ovviamente devo, che scrivo a fare altrimenti?) il nuovo album è davvero una bella palla. La intendo al piede, la palla. Ci sono dei pezzi niente male, la title-track ha un bell’incedere potente, “The Death Of Rock’n’Roll” parte con un coinvolgente tempo d-beat, “Long Haired Punks” è violenta, rockeggiante, vecchia scuola e tematicamente è un ritorno a “Metal Punk”, il pezzo in Calm Before The Storm del 1987. In generale, però, c’è un po’ di piattezza nei riff, spesso semplicistici e non supportati da grande idee dal punto di vista ritmico. La produzione moderna forse doveva valorizzare questo tipo di approccio, in realtà a volte sembra di ascoltare uno di quei noiosissimi dischi anni Novanta alternative-Pantera-metal, “Smoke” è terribile da questo punto di vista. Cronos vuole forse stare al passo coi tempi, ma credo che abbia sbagliato i tempi a cui fare riferimento. Il disco dura cinquantuno minuti, personalmente ne avrei fatto un mini-lp di quattro pezzi e magari l’avrei anche comprato, così com’è ora non ci penso nemmeno. Mi sa che ci sono cascato: troppo facile stroncare i Venom nel 2015?

Tracklist

01. Eruptus
02. From the Very Depths
03. The Death of Rock’n’Roll
04. Smoke
05. Temptation
06. Long Haired Punks
07. Stigmata Satanas
08. Crucified
09. Evil Law
10. Grinding Teeth
11. Ouverture
12. Mephistopheles
13. Wings of Valkyrie
14. Rise