URNA + FM vs S-ODIUM + DITHER CRAF, 8/6/2013

Urna

Roma, Closer.

Secondo appuntamento in quel di Roma per la nuova serie di eventi curati da Stahlwerk Radio e Butcher’s House Prod. (ai quali dobbiamo le finora sei edizioni del festival industrial Destination Morgue), presso l’ormai loro seconda casa Closer Club.

Il trittico di artisti coinvolti, tutti provenienti da emisferi musicali diversi, era uno di quelli che faceva gola: le due nature musicali di Luciano Genovese come FM e S-odium; Urna, progetto ritual ambient del partenopeo Gianluca Martucci, che ha inoltre presentato il suo ultimo parto Nemeton (pubblicato da Paradigms in contemporanea con Shabda); infine Dither Craf, al secolo Raffele Cerrone, la mente dietro Mushroom’s Patience.

Al via tocca a FM vs S-odium: l’inizio della sua esibizione è di quelli meno tipicamente ambient e dark (può ricordare Mick Harris nelle vesti di Lull), con un sound più asettico e sintetico. Nel prosieguo ci si avvicina molto di più alla sua parte “FM”: provando a collocarlo, si finisce in un’IDM anomala con martellamenti simil Pan Sonic, annodati a una breakbeat che diventa la pulsazione ritmica di questo ben congegnato apparato elettronico.

Urna

Se con FM vs S-Odium l’atmosfera s’è fatta cupa, con Gianluca Martucci calano definitivamente le tenebre, che trasformano l’area live – non a caso, visto il locale – nel suo Templum Sub Terra. Urna è una delle ultime testimonianze di quel “ritual ambient” che aveva attecchito in Italia con (primi) Sigillum S, Ain Soph e Capricorni Pneumatici. Questa si rivela un’ottima occasione per saggiare in piccola parte dal vivo la bontà dell’ultimo lavoro di Martucci (nel quale troviamo attitudini musicali e strumentali più elaborate, già intraviste in Kosmikia del 2011, e uno stile più folk-dark-ambient), oltre che per farsi trascinare dentro i suoni più classicamente Urna, a metà tra quelli primitivi ed escapisti dei Metgumbnerbone e quelli da ascesi demoniaca di Die Sonne Satan.

È la volta di Raffaele Cerrone, come s’accennava fondatore e solo membro fisso dei Mushroom’s Patience, artista unico nel suo a-genere (un pò alla Klippa Kloppa, per intenderci), passato dalle rivisitazioni musical popolari messe in atto col suo Gruppo Folk Urbano Sperimentale Divisionista a un post-rock con sperimentazioni a tutto campo. Questo live lo vede alle prese con il suo freak folk inumano, ultimo modo che ha trovato per incarnare la propria musica (parallelamente ai concetti post-umani applicati alla sua pittura), che questa sera rivede in chiave elettro-acustica, conferendogli un appeal molto psichedelico. Il suono della chitarra lamentoso e afflitto e il mood di tastiera (in miniatura per l’occasione) della più innocente semplicità sono il suo modo di esternare disagio e di dirci che di fronte abbiamo solo una Road To Nowhere (titolo non a caso scelto per il suo ultimo lavoro come Mushroom’s Patience).

Un’inaspettata ma gradita jam finale  tra i tre performer – che comunque non aggiunge molto a quanto di ottimo già sentito – è la riprova non solo dello spirito positivo che anima questi eventi, ma anche della simbiosi tra organizzatori e artisti coinvolti per serate di questo tipo, alle quali per decollare definitivamente serve solo una massa critica che, sono convinto, non sono lontane dal raggiungere.