TIZIANO MILANI, Touch

Touch

Il disco esce quest’anno per Setola Di Maiale, l’etichetta del pordenonese Stefano Giust, realtà attenta ormai da anni alle musiche di confine, al jazz e alle sperimentazioni elettroniche.

Tiziano Milani è un architetto che prova a collegare la sua disciplina con la musica: una testimonianza è rappresentata dal cd Im Innersten, uscito per la Afe di Andrea Marutti, nel quale in qualche modo parte dalle idee dell’Alvin Lucier di “I’m Sitting In A Room”. Touch, invece, nasce da un confronto tra Tiziano, che si serve di un laptop per la creazione delle tracce, e una serie di musicisti che suonano uno strumento “tradizionale”. Confronto ampissimo, sorto da una riflessione di Piero Antonaci sul “fare musica” oggi quando c’è il computer che apparentemente la fa meglio o almeno uguale, per di più sempre, subito e a basso costo. Nell’articolo pc e musicisti “veri” sembrano quasi in contrapposizione. Milani e i suoi amici, invece, alla fin fine sono autori di questo disco collaborativo, nel quale lui – direttore d’orchestra sui generis – ricombina quanto offertogli dai suoi uomini, il cui “tocco” sarebbe in realtà non riproducibile, inimitabile… come il suo, del resto. La cosa, probabilmente, è anche legata al dibattito sull’improvvisazione, che è uno dei temi affrontati da Setola Di Maiale stessa.

Difficili riflessioni a parte, con un po’ di pazienza iniziale, il disco è come un fiore che si dischiude. Non ne serve tanta come per un disco di Köner o López, anche se in ogni caso ci vuole quella testa lì. Superati i silenzi, i movimenti impercettibili e percussioni diradate e sparse, quando Touch si muove su binari, cioè quando si dà una struttura base con loop, drone e altri suoni trattati che creano uno spazio (a proposito di architettura), si avvantaggia anche dell’unicità dell’esecuzione dei musicisti coinvolti, suonino essi un pianoforte sempre sul punto di spezzarsi, uno strumento ad arco (ora grave ora strappalacrime) o lascino riverberare qualche xilofono o triangolo… In quei momenti, con un paio di buone cuffie, si entra in un mondo metafisico e a tratti inquietante. Album buono per chi segue Setola Di Maiale, Entr’Acte o anche realtà come Kranky e… Touch.

Tracklist

01. Love Touch
02. Zen And The Art Of Piano
03. In The Silence Of A Vain Wait
04. Primary Structures
05. Dark, Dark, My Light (16.1.8)