THE SUPERSLOTS TERRIBLE SMASHERS, Kidnappings

Dopo le vecchie conoscenze The Bidons, torniamo a parlare di garage con i The Superslots Terrible Smashers da Salerno, una scheggia impazzita uscita direttamente dal revival anni Ottanta e devota ai padrini del genere (Fuzztones e Morlocks in testa), ovviamente senza dimenticare le radici, affondate nei Sessanta, e i prime-movers dell’epoca d’oro del Nuggets sound. La cosa curiosa è che la band non rifiuta di guardare anche a momenti più recenti e non si fa problemi a citare tra le sue influenze un Jay Reatard, così da creare una ragnatela a maglie larghe tra cui muoversi senza rischiare mai di restare impigliata troppo a lungo in un fotogramma statico. Ecco, se proprio dovessimo definire la musica di Kidnappings con un aggettivo, questo non potrebbe che essere “dinamica” o magari “cangiante”, perché i Superslots Terrible Smashers sono incapaci di star fermi e saltellano per far danni come dei novelli Gianburrasca. Eppure la sensazione non è mai quella di un’eccessiva eterogeneità della scrittura o di un andamento spezzettato, perché la cifra personale è comunque ben presente e la band sa come tenere insieme il tutto alla luce di un proprio “comun denominatore”. Questa è pura musica da perdenti, da gente che se ne frega dello scorrere dei decenni e lega con un filo rosso tutti quelli che sono transitati per il vicolo dei ribelli senza causa, roba per stomaci forti irrorati dall’alcol e ben poco avvezzi a usare la diplomazia. Fuori tempo massimo senza dubbio, refrattaria ad ogni progresso di certo, ma non legata ad un solo periodo lontano e in piena sintonia con una linea di sangue che non è stata mai spezzata e che, in fondo, ha più nell’attitudine che nel linguaggio il suo vero tratto di famiglia. Ancora una volta, it’s only rock’n’roll…