Tatsuru Arai – Arkhitek-ton from Hyper Serial Music

Torino, Superbudda, 24 febbraio 2017. Foto di Gabriele Daccardi, che ringraziamo.

In principio fu la sezione aurea: questa particolare formula matematica è considerata il precetto che sta alla base della comprensione dell’universo e della natura, nonché una sorta di regola geometrica “innata” che gli uomini di diverse civiltà e millenni hanno applicato all’arte.

Ed è proprio dal concetto di “struttura geometrica” che parte il lavoro di Tatsuru Arai, artista giapponese diplomato in composizione presso il College of Music di Tokyo, che ha poi proseguito gli studi a Berlino in composizione, programmazione e multimedia-art presso l’Hochshule für Music Hanns Eisler.

Descrivere il live al quale abbiamo assistito al Superbudda non è semplice: l’esibizione, basata su di un approccio dicotomico che unisce l’esperienza sonora all’utilizzo di visual, cerca di mostrare la natura fisica dell’universo sotto forma di esperienza sensoriale.

L’artista giapponese parte dall’idea che il metodo compositivo tradizionale debba compiere un passaggio verso ciò che lui definisce come “über-composition”: se la storia delle tecniche musicali ci ha mostrato che a ogni innovazione è corrisposta una maggiore elaborazione compositiva, allora adesso l’intento è quello di riuscire a ritrarre la complessità fisica dell’universo concependo produzioni sempre più articolate con l’ausilio di strumenti digitali e dell’intelligenza artificiale. Questa riflessione ha portato allo sviluppo del sistema algoritmico “Hyper Serial Music”, basato su tre principi: “Structural”, “Complex” e “Noisy”, che, uniti al concetto di “Visualization of geometric abstract music”, mira a far percepire la musica non con l’udito ma con la vista, attraverso una decostruzione fisica delle geometria musicale, elemento essenziale nella percezione.

L’artista giapponese è seduto, quasi immobile, davanti al suo laptop. Sembra muovere solo il suo mouse, mentre fissa lo schermo luminoso. Attorno a lui immagini veloci e colorate, rese ancora più epilettiche dall’utilizzo massivo di un effetto strobo. La performance è di difficile interpretazione, ma sembra che ogni suono ed ogni immagine vengano suddivisi in tre parti, proprio come i principi che compongono il suo algoritmo: dal punto di vista uditivo, si passa dal rumore ai componimenti seriali d’ispirazione leibowitziana; dal punto di vista visivo, sullo schermo si alternano immagini astratte, geometrie colorate e ricostruzioni in 3D di quelli che sembrano essere macchinari del futuro.

"Arkhitek-ton" from Hyper Serial Music by Tatsuru Arai from Tatsuru Arai on Vimeo.

La palpabile sensazione generale è quella di “fastidio”. Questo non deve essere interpretato negativamente: se, infatti, secondo i principi del temperamento equabile la costruzione della scala musicale è fondata sulla suddivisione dell’ottava in intervalli tra di loro uguali, frequentemente 12, nell’hyper serial music la suddivisione tonale è costituita da 1728 intervalli. Non solo: l’algoritmo permette di superare i 5.000hz massimi che vengono prodotti da qualsiasi altro strumento non digitale. Questo fa sì che il suono percepito sia caotico, debilitante: un magma di pura cacofonia.

Un problema tecnico interrompe per circa un minuto la performance, lasciando l’artista su sfondo bianco, circondato da un silenzio forse più assordante di quanto da lui stesso elaborato: forse non siamo ancora pronti per l’hypercyberealism?

Il Superbudda con questo live si dimostra ancora una volta uno spazio in grado di far entrare in contatto il pubblico con artisti e performance innovative e concettuali che difficilmente potrebbero essere proposte da altri parti.

A concludere la serata TMSO, all’anagrafe Tommaso Colella, nome noto nell’ambiente dijing torinese.