SUNPOCRISY, Eyegasm, Hallelujah!

SUNPOCRISY, Eyegasm, Hallelujah!

I Sunpocrisy hanno coraggio da vendere e amano sfidare le convenzioni. Questo è risultato evidente sin da Samaroid Dioramas, disco in cui ci siamo imbattuti quasi per caso e che ha immediatamente catturato l’attenzione per la ricchezza delle trame e la cura nei dettagli di un vero e proprio caleidoscopio sonoro. Il rischio in questi frangenti, soprattutto se ci si vuole spingere oltre e si forzano i propri limiti, è sempre quello di andare sopra le righe e risultare stucchevoli/ridondanti, come quando si eccede con le spezie e si finisce per coprire tutti i sapori di un piatto. Insomma, non dev’essere stato facile per la formazione decidere di presentarsi con oltre settanta minuti di musica nuova, figlia di un sentire che potremmo definire in modo spicciolo post-metal, ma che in realtà si impone più per la sua indole psichedelica e per il suo approccio prog che non per il suo carattere rumoroso. L’alternarsi di trame elaborate e incisi più robusti non stravolge mai del tutto un modo di avvicinarsi alla scrittura sussurrato, quasi per indizi tanta è la precisione con cui i Sunpocrisy evitano di strafare per non risultare dozzinali. Certo, il menù è oltremodo ricco e le sensazioni che Eyegasm, Hallelujah! vuole trasmettere rispecchiano i colori dell’artwork e delle visual create per accompagnare ogni brano, il che dà già la cifra di un lavoro per nulla timido o titubante, al contrario ci si trova al cospetto di un disco in qualche modo sfrontato nel suo andare fino in fondo e seguire la strada intrapresa fino alle estreme conseguenze: un crescendo corale come quello di “Eternitarian” diventa in qualche modo il simbolo di come si possa sfiorare il punto di non ritorno senza oltrepassarlo, così da uscirne a testa alta. I Sunpocrisy hanno abituato i loro ascoltatori a questa continua tensione interna, quasi un conflitto interiore tra luce e ombra, senso della misura e voglia di forzare i propri limiti, ricerca della melodia che catturi l’attenzione e pulsione sperimentale che si libera dalla forma canzone, in una continua lotta tra elementi che non sembra mai eleggere un vincitore o un vero sconfitto, ma solo un equilibrio instabile sempre sul punto di cedere eppure (o forse proprio per questo) indistruttibile. Il nuovo capitolo della saga dà ancora una volta ragione alla band, per cui non possiamo che plaudire al coraggio e alla voglia di mettersi in discussione, motore principale di ogni vero progresso o evoluzione possibile.