A STORM OF LIGHT, Nations To Flames

A Storm Of Light

Il nuovo album degli A Storm Of Light palesa le sue intenzioni sin dal titolo e dall’artwork, segnali forti di come l’attenzione del trio (in veste allargata per le esibizioni live) sia attratta questa volta dai mutamenti socio-politici e dall’attuale stato di crisi globale che colpisce l’intero pianeta. In breve, Nations To Flames tratta senza troppi preamboli – e nelle stesse parole dei suoi autori – della fine degli stati, dei governi e delle religioni. Scontato che, con un simile concept alle spalle, la musica dovesse in qualche modo perdere il suo afflato più meditativo ed etereo per farsi concreta e diretta, sia nelle tempistiche sia nelle modalità, che perdesse in pratica quanto di astratto gli A Storm Of Light avevano precedentemente messo in campo, per portare l’azione su un terreno pragmatico e ben concreto. Ecco, dunque, l’intervento di guest come Kim Thayil e Will Lindsay, ma anche una maggiore incisività del riffing nel contesto generale, il diradarsi dei colori che avevano composto all’inizio la tavolozza del songwriting della band a favore di una maggiore vena oscura, la minor durata dei brani e una componente metal mai così evidente nell’incedere delle composizioni, cui si accompagnano vocals urticanti e ancor più ricche di effetti. Non è uno stravolgimento radicale dello stile o del linguaggio che ha reso la band quella che ormai tutti conoscono, ma un indirizzare gli stessi verso nuovi equilibri in campo, per una incarnazione che in qualche modo sembra tener conto di esperienze quali Godflesh, Killing Joke e Ministry, ma che presenta anche una certa patina sludge – e a tratti quasi crust – per ancorare il suono alla realtà e renderlo carnale. Così, un brano come “Omen” non può non ricordare l’andamento serrato di (appunto) “N.W.O.” dei Ministry, di cui sembra voler rappresentare un ideale continuazione nell’attuale millennio, fosse altro come potenziale inno della nuova rivoluzione in corso, mentre “Disintegrate” parte alla carica e cala sul piatto un riff tritaossa che non concede tregua all’ascoltatore. Le nazioni bruciano, la gente scende in strada e invoca il cambiamento (più o meno spontaneamente, più o meno al di fuori dei social network) e gli A Storm Of Light vogliono far da colonna sonora a tutto questo, tanto da alzare il tiro di un percorso che aveva già dato evidenti segni di indurimento nel precedente As The Valley Of Death Becomes Us, Our Silver Memories Fade e nei live dell’ultimo periodo, come già avevamo avuto modo di intuire nella data romana di spalla agli Sleep. Insomma, Nations To Flames non è un disco a sé stante o che non segue il corso degli eventi e dell’evoluzione del gruppo, piuttosto ne accelera le tempistiche e ne radicalizza la portata, è un lavoro più duro e deciso dato in pasto a fan e detrattori, ricco di chitarre affilate e campionamenti che ne rinforzano l’umore, quasi privo di quelle digressioni oniriche del passato, ma non di quel piglio epico che resta il marchio di fabbrica della band e che continua a far capolino dalle linee melodiche e dalle aperture dei brani. Di certo si tratta di un album che farà discutere e che merita di essere ascoltato senza pregiudizi di sorta, soprattutto da chi ha sempre visto gli A Storm Of Light come una formazione di secondo piano e nata all’ombra della famiglia Neurosis, il che non è mai stato giusto ma oggi appare addirittura pretestuoso e infondato. Revolution is calling.

Tracklist

01. Fall
02. Apostles Of Hatred
03. The Fire Sermon
04. Omen
05. Dead Flags
06. All the Shining Lies
07. Disintegrate
08. Lifeless
09. Soothsayer
10. You Are The Hunted
11. The Year Is One