STAGNANT WATERS, Aymeric Thomas

Stagnant Waters - la band

Se facessimo le playlist di fine anno, Stagnant Waters ci finirebbe di sicuro. Sembra proprio che – e non solo perché c’è Zweizz – Virus, Fleurety, Dødheimsgard, (secondi) Manes, Thorns, Arcturus, Peccatum abbiano trovato finalmente – se non i loro eredi – chi ha saputo coltivare alcuni dei loro spunti e alcune delle loro idee. Questo, comunque, nel 2012 dovrebbe essere un disco nello stereo di tutti quelli che ascoltano metal estremo. Siamo andati a sentire Aymeric Thomas dei Pryapisme, che qui si occupa di batteria, elettronica e clarino. 

Francia e Norvegia. Come vi siete incontrati? Provate assieme? Farete un tour o è un progetto in studio?

Aymeric Thomas: Camille mi ha contattato per primo, voleva che registrassi delle parti di batteria per uno dei suoi progetti solisti. Conosceva il chitarrista della mia band (Pryapisme) attraverso MySpace. Sono diventato subito entusiasta del progetto e gli ho mandato un sacco di registrazioni di batteria e anche di roba elettronica, e abbiamo costruito la parte strumentale dell’album attraverso internet. Ha composto parti aggiuntive basandosi su dei miei bozzetti e io ho ri-arrangiato le sue tracce. Dopo abbiamo pensato che ci sarebbe voluto un cantante. Camille ha contattato Zweizz di nuovo attraverso MySpace. A Zweizz sono piaciute queste tracce strumentali e qualche mese dopo è venuto nel mio studio casalingo in Francia. È stata la prima volta che ci siamo incontrati tutti quanti nella realtà, dato che io e Camille viviamo a centinaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro. Non abbiamo mai provato assieme, l’album è stato un lavoro in studio. Mi piacerebbe davvero poter suonare questa musica in tour, ma abitiamo troppo lontani l’uno dall’altro per poter organizzare una cosa del genere, e tutti noi siamo troppo occupati con altri nostri progetti per farlo ora. Però magari un giorno…

Perché Stagnant Waters? Ho amato questo disco e “stagnant” è l’ultimo aggettivo che userei per il vostro sound.

Camille ha trovato il nome quando mandava avanti da solo il progetto. Penso sia abbastanza figo, intendo l’ambivalenza tra il lato violento e veloce della musica e la calma relativa al nome. Capisco anche che possa sorprendere l’ascoltatore.

“Mastered by Tom Kvålsvoll at Strype Audio”. L’ho letto spesso nel caso del black metal norvegese. Che cosa aggiunge quest’uomo al suono? Perché è così speciale?

Quando vedi i dischi per i quali lui ha curato il mastering, diventa piuttosto chiaro che lui sia molto speciale! Per me, uno stupido francese perso nel suo paesotto, il nome Strype Audio è come l’Eldorado. Penso che forse la metà dei dischi norvegesi che ho siano passati per le mani di Tom o per quelle dei suoi collaboratori. Per quanto riguarda ciò che ha fatto con Stagnant Waters… io direi “miracoli”. Le tracce erano state registrate in posti differenti, studi casalinghi non professionali e nel corso di vari anni, così era davvero dura ottenere coerenza per il mix, tutte le tracce suonavano diversamente quanto a frequenze e dinamiche, ma Tom le ha rese coerenti e potenti in maniera brillante. Ha tenuto viva la nostra idea di un album molto “prodotto”, con molti dettagli e livelli, ma sempre grezzo e rumoroso.

C’è Zweizz, quindi c’è un ovvio legame coi Dødheimsgard. Più in generale, riconosco in voi lo stesso approccio “niente regole/niente barriere di genere” al metal estremo che ho trovato in band come Manes, Thorns, Arcturus, Peccatum… Sentite qualche cosa in comune con qualcuna di queste band?

Sì, totalmente, almeno secondo me. L’idea alla base della band, all’inizio, era di fare un album black metal senza barriere di genere, per noi era ok realizzare varie parti non-metal, se ci andava. E di certo tutte le band che hai nominato partono dalle stesse basi. Credo che abbiamo alcune convinzioni musicali in comune. Tutto in Stagnant Waters era molto primitivo, istintivo. Le composizioni erano state fatte in un periodo di tempo molto breve (anche se ci sono voluti anni per finire i mix e le registrazioni aggiuntive), così abbiamo buttato nella musica tutto quello che ci influenzava e ascoltavamo, musica elettronica o jazz o qualsiasi cosa. In studio è molto facile fare tentativi con parti diverse e con digressioni negli arrangiamenti.

Questo approccio senza regole e il mix metal estremo/elettronica adesso è più difficile da trovare. Negli ultimi anni l’ho trovato in una band come i Genghis Tron. Anche qualcosa nei norvegesi Shining. Conosci queste band, specie la prima?

Non ho mai ascoltato molto i Genghis Tron. Una volta ho visto il video di un live e le visuals erano molto carine, ma non ho mai sentito un album per intero. Gli Shining sono una band meravigliosa, sin dall’inizio, coi loro dischi jazz, e anche con Blackjazz. Sono musicisti molto bravi e le parti di sax si adattano perfettamente alla musica, anche se penso non ce ne siano abbastanza nell’ultimo album. Anche come usano le tastiere è molto figo. Per quanto riguarda il mix metal estremo/elettronica, Phantosmasher e Killl ti mandano assolutamente fuori di testa, sono una grande influenza… e Family Of Forces di Single Unit (un progetto apparso sull’etichetta degli Ulver, ndr) secondo me è l’album migliore in quest’ambito, molto violento, movimentato ma anche con grande profondità, e con armonie splendide e un sacco i emozioni. Ci sono anche quei freak francesi di Whourkr e Igorrr.

Siete spesso veloci, molto veloci e imprevedibili. Negli ultimi dieci anni, almeno secondo me, metal estremo ha significato “estremamente lento” (Khanate, Sunn…), nonostante negli Stati Uniti ci sia stata anche una “new wave” black metal. Vi piace quest’approccio, in apparenza l’opposto del vostro?

Mi piace molto la musica lenta, l’ambient elettronico, il drone… ma non quando è metal. Mi piacciono Khanate e Sunn perché sono fisici, lo stomaco vibra per tutto l’album. Però penso che sia la musica veloce sia quella lenta possano dare la stessa tensione fisica. Venendo agli strumenti, prendiamo chitarre e batteri: non so comporre un pezzo che vada molto piano, probabilmente sono troppo do fretta. Per noi è più facile e più istintivo correre quando usiamo strumenti “veri”. Ci viene più spontaneo rallentare quando lavoriamo coi synth e l’elettronica.

 A proposito di elettronica, in questi anni si è parlato tanto del dubstep. Di nuovo: ritmi lenti. Sembra che voi preferiate il breakbeat, il break-core e roba così. Perché?

Per quest’album ci è venuto naturale mettere broken beats. Ci sono anche un po’ di lente ritmiche industrial. Non è che ce l’ho con la musica lenta. Magari le prossime tracce andranno più piano. Penso inoltre che ci siano cose interessanti nel dubstep, specie l’uso dei bassi come strumento principale. Il problema con questo genere è che molto di moda adesso e ci sono troppi progetti che suonano esageratamente commerciali, ma – se scavi – puoi trovare roba grandiosa. Di certo non esiste l’influenza del dubstep in Stagnant Waters, ma ascolto un sacco di electro-industrial, penso che possiamo trovarne tracce nel disco. I suoni break-core e hard-techno sono dovuti al riffing veloce e alle parti “organiche” di batteria, altrettanto rapide. Siccome sono queste a essere state create per prime, il tipo di elettronica utilizzata è stato una conseguenza. Poi, certo, amiamo i tempi veloci.

Alcuni elementi in Stagnant Waters sono connessi ai suoni della generazione “arcade”. Ne possiamo trovare anche in Lyode, un altro tuo progetto. Ce significa per te questo rimando ai vecchi videogiochi?

Mi piace la “chip music” e la uso nella maggior parte delle mie band. Forse mi piace il modo infantile in cui suona o la nostalgia che mi trasmette. Mi ricordo di quando giocavo da bambino a videogame di quella volta, l’emozione che sentivo per alcuni e il modo in cui la musica originale la aumentava. Certa musica per videogiochi è per davvero splendida o epica, o ancora spettrale… è anche qualcosa di molto cinematografico. Volevo usare quei suoni nei miei pezzi, così ho trovato modo di compore con un sequencer di una cartuccia per il Gameboy, un’interfaccia midi per connettere una tastiera a un Nintendo o a un Commodore 64… Quindi è facile creare melodie con i suoni originali a 8 bit di quelle piattaforme. Se in Stagnant Waters la regola era che non c’erano regole, perché non usare anche questi suoni? Secondo me, quando ascolti le musiche dei primi videogiochi, ti accorgi che alcune erano state create immaginando che ci fosse una vera rock band a suonarle, magari pure una band metal. Nei quattro livelli della musica a 8 bit io sento spesso basso, batteria e due chitarre. Quindi penso che noi condividiamo qualcosa di simile con quelli che scrivevano quelle colonne sonore. Per me non è fastidioso mischiare influenze diverse: 8 bit, metal, sax, elettronica, parti orchestrali… è importante solo che poi ti faccia provare qualche cosa.

Perché c’è un interesse crescente per il black metal americano? Perché magazine alternativi (non metal) si fanno prendere da Krallice, Liturgy, Xasthur o Nachtmystium? Questo non succedeva con le band norvegesi…

Ahia, non so che dire, non ho mai sentito queste band. Devo dirti che non so nulla della scena Americana. Sembra proprio che il mio occhio di Sauron per trovare nuove e interessanti black metal band non raggiunga anche il Nuovo Continente…

Stagnant Waters è una collaborazione a lungo termine? Che ci dobbiamo aspettare da voi?

Abbiamo proprio iniziato a comporre nuove tracce. Nulla di certo per ora, ma spero che un secondo album veda la luce un giorno. Prima di questo, forse lavoreremo su qualche cover, tipo quella che abbiamo realizzato per un tributo agli Enslaved (“Önd”), è stato molto interessante e molto diverso dal metodo di lavoro che abbiamo scelto per l’album. Magari usciranno anche dei remix di Stagnant Waters, qualcuno a firma di qualche freak e forse pure a firma nostra… Vedremo.