SSHE RETINA STIMULANTS & THE LAND OF THE SNOW, Free Bitches Love = A Deflagation In Extra Sensorial Perception

Sshe-Retina-Stimulants

Che tra Sigillum S e Mark Solotroff della Bloodlust ci fossero amicizia, collaborazione e rispetto non è una novità per i malati terminali di industrial, ma anche quelli che seguono poco la scena sanno quanto al di là dell’oceano rispettino gli italiani quando si parla di questo genere (come capita con l’hardcore, solo che qui il discorso prosegue). Ecco perché sul catalogo dell’etichetta americana c’è più volte Paolo Bandera come Sshe Retina Stimulants, questa volta assieme a Joel Gilardini, che abbiamo già visto all’opera come Mulo Muto e che qui si presenta col nom de plume The Land Of The Snow. Il titolo dell’album è ottenuto da Free Jazz (Ornette Coleman), Bitches Brew (Miles Davis) e A Love Supreme (John Coltrane) ed è pensato sia come omaggio, sia come annuncio della mancanza di schemi rigidi nella musica che si può sentire in questo cd, ottenuta con chitarre trattate, effetti, campionamenti, loop e altra strumentazione elettronica. In un certo senso il titolo lascia pensare anche ad un’orgia e direi che siamo da quelle parti: c’è un accumulo progressivo di elementi in una stessa “stanza”, tutti eccessivi e lisergici (compreso, appena percepibile da qualche parte sul corpo della creatura, qualche frammento jazz?). L’improvvisazione dev’essere uno dei fondamenti dell’album: non so quanto l’abbiano temperata in un secondo momento (hanno lavorato a distanza, quindi l’assemblaggio degli elementi potrebbe aver visto l’intervento del raziocinio), ma so che qui ci sono atmosfera, psichedelia e noise fino alla nausea. Insomma, siamo alla follia: forse un termine di paragone può essere la marea montante di rumore dei primi Locrian, ma combinata con la sensazione di trovarsi in un arcipelago di suoni che cominciano a vivere di vita propria (Balestrazzi). Se ce la fate, è una bomba.