SOPHIA LOIZOU, Singulacra

Loizou

Sophia Loizou vive a Bristol. La geografia aiuta a comprendere la cornice ritmica di Singulacra, che sta al trip hop e al dubstep come il fantasma al suo vecchio corpo o, se vogliamo, che sta a Burial come Burial stava ai Massive Attack.

Siamo andati a ballare stasera, sono gli anni Novanta e siamo in fissa con la jungle. Abbiamo praticamente chiuso il club noi, a ore indicibili. I buttafuori ci odiano. Adesso ci troviamo in quel limbo prima dell’alba, in cui il cielo è illuminato, ma non si vede ancora il sole. Abbiamo preso varie sostanze, ma l’effetto è bello che andato, a salire ormai è solo la stanchezza e ci serve passare qualche minuto fermi in macchina prima di andare a casa, il posto è fuori città e non arriveremo subito. Poi forse è il caso che non ci fermino e capiscano tutto al primo sguardo. Ne abbiamo abbastanza, comunque, e non c’è molta voglia di parlare, anche perché sarebbe meglio bere prima quei diciotto litri d’acqua e magari anche ricominciare a mangiare, ogni tanto. Uno di noi dice che si è ripigliato e si mette alla guida, ma non ha voglia di accendere l’autoradio o non se lo ricorda, perché la testa ormai va spesso offline. O forse la radio è accesa, ma non becca quasi niente. Ciò che rimane, in questo stato a metà tra il sonno e la veglia – Dio, ti prego, fa che lui non s’addormenti – è l’eco di quello che ci piaceva e che abbiamo ballato fino allo sfinimento, e non sappiamo che su quest’eco, nel 2016, Sophia Loizou costruirà Singulacra, un’esperienza extracorporea ottenuta col ricordo di certi Novanta che si fa ambient e si disintegra pian piano.