SIMON SCOTT, Insomni

SIMON SCOTT, Insomni

Un anno fa abbiamo dedicato un articolo ai dronegazer italiani, adesso è la volta di parlare di un loro fratello maggiore. Il sound di Insomni (titolo che già è una dichiarazione d’intenti) è infatti costruito su field recordings, chitarra e strumentazione trovata, filtrato attraverso software e soprattutto una sensibilità shoegaze che forse Simon Scott – batterista degli Slowdive –possiede in una certa qual misura, o no? Non bastasse questo a chiarirsi, aggiungo che – per chi non lo avesse seguito – Simon sulla sua strada ha incontrato artisti come Irisarri, contribuendo a It Falls Apart di The Sight Below, e pubblicato per etichette come 12k. Tutti questi indizi danno già un’idea di com’è quest’uscita su Ash International, etichetta-sorella della Touch di Wozencroft, ma solo assaggiandola si capisce quant’è buona. La storia è quella appunto di una notte insonne e la musica sembra seguire questo schema, dato che all’inizio tutto è più confuso e vicino al rumore, mentre alla fine, quando arriva la luce a ridare i contorni a tutto, Simon imbraccia una chitarra acustica e ne propone il suono pulito, così com’è, senza ritocchi digitali (ma con l’aggiunta di qualche linea di synth o di qualche arco campionato).

Si tratta di un modo di fare ambient ormai familiare, ma chi più di Simon Scott ha diritto di posizionare il microfono su quel territorio tra veglia e sonno? Da provare.