SI NON SEDES IS, Father Of All Lies

SNSI

Attese che sembrano non finire mai, promesse che restano sospese a mezzaria, dischi che si concedono il lusso di arrivare a ben otto anni di distanza dalla nascita del gruppo, in mezzo solo un paio di ep a stuzzicare la curiosità, come aperitivo di una cena sempre rimandata. Vale la pena oggi avere così tanta pazienza per tenere finalmente tra le mani un album come Father Of All Lies? Riusciamo ancora a ragionare su tempistiche simili, quando ogni giorno la rete ci propone streaming, free download, anteprime e in generale un quantitativo di musica tale che è impossibile “digerirlo”? Basterebbe un giro di danze per rispondere con convinzione e lasciarsi andare a facili entusiasmi, perché Father Of All Lies è un disco che sa colpire sin dal primo incontro, grazie a un linguaggio che si dimostra più attuale che mai, nonostante la lunga gestazione e le tante vicissitudini attraversate dalla formazione prima di dare forma compiuta a queste sei tracce. Non sarebbe però giusto affrettarsi a dire qualcosa, perché a fare effetto in prima battuta sono la visione d’insieme e la ricchezza dei linguaggi usati, ma poi ci sono tutti i particolari che affiorano ascolto dopo ascolto, a rivelare una maturità e una capacità di sposare le inconfondibili radici postcore – saldamente affondate nei migliori anni Novanta – a una predisposizione onnivora, attenta a non lasciarsi sfuggire ciò che è successo nel frattempo e, soprattutto, ciò che sta accadendo proprio ora, per poi ri-assemblare il tutto e risputarlo come cosa propria, con un urlo riconoscibile tra mille. Si passa così attraverso momenti di puro estremismo metallico ad aperture sorrette da melodie quasi impalpabili, da incipit ambient a linee sghembe di matrice noise, il tutto contrappuntato da una voce in grado di mutare pelle senza che questo crei fratture nell’ascolto. Potremmo stare ore a discutere di ogni dettaglio, meglio forse prendere ad esempio un brano come “La Quinta Musicale, Il Calore E Il Colore Verde”, che nei suoi dieci minuti riassume in pieno l’universo dei Si Non Sedes Is, con la chitarra che snocciola uno dei riff più incisivi del disco e il continuo cambiare più volte prospettiva, senza quasi mai guardarsi indietro, senza tornare sui propri passi, eppure sempre ben attenti a non perdere un legame con la forma canzone, con le linee melodiche che più volte rubano la scena alla ferocia urticante della voce, al suo sibilo rabbioso, fino a creare piccole oasi dove recuperare le energie – e la speranza – prima di tornare ad affrontare i vortici del fiume in piena. Ma è tutto l’album a colpire nel segno con uguale forza, a lasciare sopraffatti dalla quantità e dalla qualità del suo contenuto sonoro. Per cui, a recuperare retoricamente la domanda iniziale, la risposta non può che essere affermativa: questo è di sicuro uno dei dischi dell’anno, punto e a capo.