SHAPES / MELFI, Split

SHAPES / MELFI, Split

Si chiama semplicemente “Split” quest’album licenziato in formato cassetta da Umor Rex, etichetta già al centro della nostra attenzione. A dividersi il lavoro ci pensano Shapes (Niklas Dommaschk, già membro del duo Phantom Horse) e Melfi (Oliver Koch), due artisti residenti a Berlino con in comune una certa passione per i sintetizzatori analogici; attitudine che Daniel Castrejon, boss della label messicana, ha più volte dimostrato di apprezzare: provate a gettare uno sguardo al catalogo, pullulante di personalità capaci di non restare intrappolate in quella patina vintage che indubbiamente ricopre il sound di quei vecchi macchinari. Shapes e Melfi, ad esempio, si smarcano bene in questo senso. Va anzitutto apprezzata la sorprendente sinergia che lega le musiche da loro proposte: pur lambendo territori in parte differenti, e restando fedeli ad approcci quasi antitetici (febbrile il primo, minimalista e posato il secondo), Dommaschk e Koch sembrano fornire rispettivamente il diritto e il rovescio di una stessa volontà, quella amara e necessaria di chi vuol fare i conti con i propri tumulti interiori. Se Shapes, con i due brani che gli spettano, s’infila in un corridoio kraut dispiegando al massimo le energie alla ricerca di un crescendo solo in parte attuato, Melfi, alle prese con quattro brani più brevi, effettua una sorta di decompressione. E però, intendiamoci, non si tratta della classica quiete dopo la tempesta. Semplicemente Melfi pone l’accento sul particolare degno di nota, sia esso una dissonanza ben riuscita o un timido tentativo di bizzarra melodia: questi sono pezzi che in un certo senso non concludono – più delle piacevoli istantanee, che altro – ed è proprio qui che sta il bello. Avete visto “The Knick”, la straordinaria serie tv diretta da Steven Soderbergh? Nel caso, vi sarà senz’altro rimasta impressa la colonna sonora di Cliff Martinez. Non che il paragone sia particolarmente calzante, eppure siamo all’incirca dalle parti di quel climax: un incontro/scontro tra tensione emotiva, senso del dramma imminente e perdita d’equilibrio. Oppure pensate al “Sonno” (e al seguente “Risveglio”) di Alessandro Cortini, al netto dei banchi di nebbia che offuscano le musiche dell’ex Nine Inch Nails.

Nulla di memorabile, ma se l’umore non è dei migliori, o un qualche turbamento emotivo vi sconvolge, chissà… magari immergervi testa e corpo in questo split potrebbe aiutarvi a metabolizzare. Del resto è ciò che suggerisce Umor Rex stessa a mo’ di avvertenza: This is a tape you should listen to while being alone or broke or drunk, and you know why.