PINCH + NINOS DU BRASIL, 29/3/2014

TPO

Tpo, Bologna.

Il roBOt è un nome che attira, gli eventi organizzati in attesa del festival di Re Enzo riscuotono sempre un grande successo e dimostrano un potenziale organizzativo sfruttato al meglio. Poco tempo fa lo si era visto al Locomotiv con Omar Souleyman, e sempre con elettronica post-etnica ci faranno ballare i Ninos Du Brasil, seguiti dall’oscuro Pinch.

Di recente il duo di Serravalle (Rio De Janeiro) ha rivelato le etichette dei suoi prossimi dischi: se fra queste si è molto contenti di vedere la Hospital Productions di Dominick Fernow (Prurient, Vatican Shadow, Ash Pool…), si è ancora più curiosi di sentire cosa uscirà per DFA. Non stupisce che proprio i Ninos siano il gruppo che riesce a mediare fra realtà di così diverso orientamento (il primo album è uscito per Tempesta International, e il 7” su Ultra Eczema): la band italo-brasiliana ha sempre fuso batucada con elettronica, noise, live estremi e colori, tanti colori sia visivi sia musicali. Dopo un lungo periodo che li ha visti protagonisti di concerti al di fuori di ogni schema, stasera mi stupiscono di nuovo con le variazioni sempre più elettroniche, dovute forse alla “piega DFA”. Del resto già l’aria che si respira è ben diversa da quella dei loro concerti spaccaorecchie: il TPO è una discoteca, una bella discoteca, con molto spazio sia al chiuso sia all’aperto. Coriandoli e sonagli non vengono dimenticati, comunque: l’insieme è divertente come sempre, mentre, come accennavo, la musica prende vie del tutto diverse da quelle esplorate in precedenza. Ero molto preoccupato di come si potesse evolvere questo progetto e la sorpresa di questo live mi ha tranquillizzato: i sono beat più marcati e linee più scure escono dalle casse. Per citare Fernow, “è come se qualcuno ti volesse far divertire, e mentre all’inizio ci stai dentro, pian piano ti rendi conto che non puoi fare altrimenti, che sei costretto a divertirti, il tuo delirante intrattenitore non ti lascia altra scelta, e allora la situazione si fa molto inquietante”, ed è questo probabilmente il profilo dei Ninos che la Hospital vuole mettere in luce. Nonostante siano solo due i pezzi vecchi suonati, quando parte “Tupelo” qualche fan di vecchia data cerca di animare la folla, sale sul palco, si lancia e finisce per terra, insieme alla sua speranza di far rivivere un po’ i vecchi live quasi à la Hatebreed…

Una pausa permette di rinvigorire i bicchieri prima di scendere di nuovo in pista con Pinch, sul quale, purtroppo, c’è meno da dire. Infatti Ellis non si rivela molto entusiasta della serata, o meglio dei suoi partecipanti. L’atmosfera è da club disco, non se la sente di, usando parole sue, “fare un set troppo da intenditori con un pubblico così, che non apprezzerebbe”. Eppure da così a fare nulla ce n’è di spazio, non bisogna per forza suonare i pezzi composti con Shackleton per avere un buon set. In ogni caso il dancefloor è pieno: il sound sarà banale, il beat lento ma non tutti si lamentano, mancano però le caratteristiche che ci han chiamato a venire ad assistere. Il tutto si protrae fino a quasi mattina, insieme alla musica e alla festa.