PIL, This Is PiL

This Is Pil

This is PiL, comunica Lydon su di una base piuttosto scialba, col solito recitare sguaiato da “spoken punk” (la strisciante “The Room I Am In”), una delle caratteristiche distintive dei dischi precedenti. Già, i Public Image Limited e quello che sono stati e che hanno significato. Sono passati vent’anni dall’ultimo vero disco in studio e non era nell’aria che John riesumasse la “sacra” sigla per nuove composizioni e un album vero e proprio, considerando che né Keith Levene né Jah Wobble sono della partita. Alla chitarra, infatti c’è Lu Edmons, al basso Scott Firth e alla batteria Bruce Smith, cioè la band che accompagna John in tour da un po’. Alla voce teatralità, gigioneria, “ombra che oscura tutto il resto”: il marcio Lydon, che rispolvera l’attitudine sonora dei tempi di Happy e fa dei testi e della sofferenza il cuore nero del disco. Una nebbia di pongo oscuro si incunea in ogni riff, dietro ogni scansione ritmica, a partire già dal singolo “One Drop”. Tutto è rivestito da un impianto dub/reggae/wave/funky – storto il giusto –  dalle sfumature pop/rock (“I Must Be Dreaming”, “It Said That”) ed è più digeribile di quanto si ascoltava qualche tempo fa in Metal Box/Second Edition o anche in The Flowers Of Romance. This Is PiL è gradevole (la band funziona ed è, ovviamente, ben rodata) e a tratti è anche profondo e anche vario, ma è preferibile evitare confronti col passato. Al momento, questi sono i PiL e, rispetto alla caterva di roba che ci viene riversata addosso a ritmo urticante, spiccano pure.

Tracklist

01. This Is PiL
02. One Drop
03. Deeper Water
04. Terra-Gaet
05. Human
06. I Must Be Dreaming
07. It Said That
08. The Room I Am In
09. Lollipop Opera
10. Fool
11. Reggie Song
12. Out Of The Woods