PIGS, You Ruin Everything

You Ruin Everything

Dave Curran (Unsane) si è unito a Jim Paradise e al produttore Andrew Schneider per dare vita ad un progetto che dal noise più caustico parte e nel noise si rituffa, non senza aver attraversato differenti letture e approcci allo stesso in maniera obliqua e del tutto incurante di ogni par condicio possibile. Nulla che non fosse lecito aspettarsi da simili musicisti, né che possa sorprendere quando si pensa alla carriera di Dave Curran (gli Unsane entrano ovviamente a far parte della lista degli ingredienti), ma il risultato finale lascia piacevolmente sorpresi per la passione e la ricchezza che trasudano dalla scrittura, mai sotto tono o sciatta, mai men che curata o rifinita in ogni suo aspetto. I Pigs hanno scritto un album che convince e conquista senza fatica, figlio di un sentire molto Nineties e in qualche modo ormai storicizzato, eppure mai come in questo periodo pulsante e vivo, a suo modo attuale e destinato a influenzare anche il futuro prossimo. Si accettassero scommesse, si potrebbe addirittura puntare su questo side-project come uno dei nomi di punta della ormai imminente rinascita noise-rock, sempre più scalpitante sotto la superficie e già bene in vista, almeno per chi abbia dalla sua un minimo di intuito. C’è anche spazio per un minimalismo dolente, una vena sperimentale che lascia da parte lo stridere del metallo per insinuarsi sotto pelle e creare un ponte con certa scuola post-core made in DC, ma sono semplici spunti, tra le tante schegge di un affresco quasi epico sulla storia del sentire noise, eseguito – e qui sta il bello – da una formazione che non fa del buon artigianato ma dell’autentica alta scuola, con la personalità e la stoffa dei fuoriclasse. Bene ha fatto la Solar Flare a dare ai Pigs la possibilità di farsi conoscere, meglio ancora farebbero gli amanti del genere a segnarsi questo nome e non liquidarlo come un mero side project da una botta e via.