PHURPA, Chöd

La Zoharum si avvicina al decennale di malvagità con una nuova uscita dei Phurpa, l’abissale trio russo fondato dal maestro di cerimonie Alexei Tegin. Il collettivo è da anni immerso nello studio delle antiche tradizioni Bön ed è riuscito ormai a creare una propria eresia doom in cui il tamburo totemico a due teste e gli altri strumenti lavorano in sinergia coi Watt degli altoparlanti per spingere al limite il canto gutturale del trio, fino a romperne la struttura e raggiungere la vertigine del suono del Sacro.

Chöd (letteralmente, recidere) è una pratica di autosacrificio intrisa dell’oscurità tipica del medioevo asiatico. I seguaci miravano a una cesura dalle loro paure, non sempre solo simbolica: lo strumento tipico del rituale è infatti un coltello ornato a forma di mezzaluna. I Phurpa ne avevano già pubblicato nel 2011 una versione radio da poco meno di un’ora su The Sound Of Dakini Laughter, ma in questo doppio cd, impenetrabile e buio sin dall’artwork, troviamo una registrazione inedita catturata a Mosca nel 2016, che raggiunge i novanta minuti di vocalizzi tellurici.

La cerimonia inizia in modo sommesso, subito rinforzata dal tamburo, percosso con lentezza estenuante: si può già intravedere dai primi minuti come la forza di quest’album risieda in un vuoto talmente accentuato da diventare gravità. Ci sono recitazioni a tre voci che suonano come l’orogenesi e stratificazioni di fiati raggelanti, simili ai demoni che secondo la leggenda i Chödpa sfidavano per raggiungere la consapevolezza, ma quando Alexei rimane l’unica voce sulla scena la musica trema, respira e si sposta su un campo esistenziale, in contrasto con le atmosfere metafisiche che di solito caratterizzano le esecuzioni del suo gruppo.

Quello che è candidabile a essere uno dei dischi più intensi a nome Phurpa patisce comunque la scelta infelice di lasciare inalterata la registrazione originale in presa diretta, che porta con sé la cattiva acustica del luogo in cui è avvenuta: in alcuni punti le risonanze francamente affaticano non poco le orecchie.

Parlare dei Phurpa è parlare di potenza, e Chöd mostra forse per la prima volta come questa non invada solo le anime, ma s’incarni anche nei corpi vivi dei moscoviti che ne diffondono il culto in giro per il mondo.