OBITUARY, Ten Thousands Ways To Die

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Ci eravamo lasciati con molte perplessità etiche riguardo il precedente disco degli Obituary, Inked in Blood, concepito in presunta autogestione tramite crowd-funding ma partorito in realtà su Relapse. Questo Ten Thousands Ways To Die almeno è una comunissima uscita e sempre sulla solita etichetta. Gli Obituary hanno probabilmente preso in considerazione la domanda che chiunque si pone quando si trova davanti a un live album: ha veramente senso comprarlo? Hanno così pensato bene di affiancare agli undici pezzi registrati tra febbraio e marzo 2016 in giro per gli Stati Uniti, due inediti da studio, nella speranza di fugare i dubbi di qualcuno sull’opportunità dell’acquisto. Il primo inedito “Loathe”, francamente, è un po’ una presa per il culo. Per più di sei minuti si alternano in continuazione i soliti due riff, belli, per l’amor del cielo, in pieno stile Obituary, ma non lo possiamo definire un brano, piuttosto un intro spacciato per brano, condito dai “gorgheggi” sempre uguali di John Tardy. Segue “Ten Thousands Ways To Die”, che quindi diventa l’unico pezzo in studio che può fregiarsi davero di questo titolo. Non c’è nulla da dire: inconfondibile nella fattura e in linea con la produzione recente, che privilegia i tempi medio lenti e una, pur sottile, vena melodica in certe armonizzazioni di chitarra. Segue la parte live dal suono più che buono, con una scaletta che spazia in maniera piuttosto ben distribuita tra la carriera del gruppo, dimenticando però un album come The End Complete, che ritengo (probabilmente da solo) uno dei loro apici.

Ten Thousands Ways To Die può quindi risultare piacevole per i fan accaniti degli Obituary e del loro death metal che è sempre stato molto personale, ma un pezzo in studio però forse non basta a rendere una registrazione dal vivo interessante a sufficienza. Certo, se ci dovesse basare solo sulla copertina non ci sarebbero più incertezze e il disco rimarrebbe intoccato nel suo scaffale… a meno che non vi intrighi vedere Pizza the Hutt di Space Balls su uno sfondo photoshoppato.