NUBILUM, Tsantsa

Tsantsa

Di Nubilum, progetto in solitaria di Michele Ferretti (Gottesmorder, Eleleth) ci siamo già occupati in occasione del primo ep, Restless Sea, due brani autoprodotti per presentare un’interessante formula in bilico tra ambient, glitch, noise e bass-music. Con il secondo lavoro, Tsantsa, Michele definisce e mette a fuoco il suo linguaggio grazie anche a un interessante concept che ne guida il percorso. L’idea di base ruota intorno alle usanze dei cacciatori di teste e al loro rapporto con la morte, un tema perfettamente in linea con la ricerca di Nubilum, a cavallo tra sociale e personale, studio delle paure ancestrali dell’uomo e impatto delle stesse sulla vita reale. L’interazione tra le varie componenti del suono si fa, quindi, più centrata e si mette al servizio di un viaggio iniziatico, in cui gli echi di un mondo distante prendono forma per materializzare paesaggi e sensazioni, con un taglio cinematografico che va via via trasfigurandosi da documentario naturalista a incubo tridimensionale. In questo, l’interazione tra partiture ambient e pulsare ritmico assume un ruolo primario nel dettare i cambi di tensione e il crescendo della sensazione di disagio, dalla stupita ammirazione per gli scenari all’incontro con l’aspetto più inquietante del concept, in cui spiritualità e morte si intrecciano secondo linee proprie di culture sempre più lontane e isolate. Con l’ultima traccia gli equilibri si spezzano in maniera definitiva e le pulsazioni ritmiche si fanno frenetiche, l’andamento perde linearità (come una fuga nella giungla) e le scenografie disegnate dai suoni mutano in maniera violenta. Se l’intenzione era quella di trasformare un paradiso esotico in un luogo di caccia in cui sentirsi prede, il risultato non può dirsi che raggiunto.