NOMEANSNO + ARTURO, 24/11/2012

NoMeansNo, foto di Gabriele Santamaria

Torino, Csoa Gabrio.

L’idea di farsi quasi seicento chilometri per raggiungere Torino e i NoMeansNo è nata in puro stile zingarata, del tipo: “ma si, dai, facciamo ‘sta pazzia”. Una follia cui si sono via via aggiunti particolari da gita liceale con pernotto, visita alla città e – in particolare – al Museo del Cinema, ricongiungimento (quasi familiare) con vecchi amici, mangiate, bevute e scarpe praticamente usurate dalla quantità smisurata di passi compiuti. Merito di Radio Blackout e del CSOA Gabrio, due realtà che hanno organizzato una di quelle serate da ricordare per un bel pezzo, dimostrazione dell’inutilità di tante indagini psicologiche e sociologiche in tema hardcore e della possibilità di reiterare all’infinito un qualcosa che per alcuni dovrebbe bruciare per una breve stagione, proprio come l’adolescenza. Gli zii canadesi, infatti, venuti in visita con tanto di capelli grigi e tenuta non proprio all’ultimo grido, hanno pettinato (mi si passi il brutto termine) una folla di ragazzini, giovani e meno-giovani: il locale era gremito e tantissima gente stava accalcata sotto il palco. In più, gli zii hanno fatto tutto questo con un set che non ha avuto bisogno di troppi vecchi classici per colpire nel segno e che ha saputo incendiare l’atmosfera con un menù incentrato sulle uscite più recenti. Del resto vantano una discografia quanto mai corposa e una serie infinita di variazioni sul tema, collaborazioni e side-projects, così da non doversi preoccupare troppo del come riempire la scaletta.

NoMeansNo, foto di Gabriele Santamaria

Il pubblico presente, insomma, gradisce e lo dimostra con una vera e propria maratona di “sport da pit”, senza esclusione di colpi o risparmio di forze, ma anche senza la benché minima violenza, in quella che si potrebbe definire l’atmosfera da manuale del concerto hardcore nella sua accezione migliore. Davvero nulla da eccepire e, tutto sommato, ben poco su cui dilungarsi senza contorcersi in inutili giri di parole o verbose descrizioni. Si è trattato di un piccolo evento che ha conquistato un pubblico contagiato dall’entusiasmo della band. Anche chi ha già visto i NoMeansNo ha confermato l’impressione di trovarsi al cospetto della classica ciambella col buco, la serata giusta al momento giusto, per cui preferiamo tagliar corto e non certo per la voglia di sbrigarcela in maniera frettolosa, quanto per la consapevolezza che, almeno in alcuni rari casi, dettagli e statistiche da ragioniere finirebbero solo per distogliere l’attenzione dall’unica cosa che conta: i NoMeansNo sanno ancora come tenere in pugno il proprio pubblico e non sembrano davvero intenzionati a cedere il passo ai più giovani. Agli Arturo – dei quali abbiamo potuto osservare solo i momenti finali del set – il compito di scaldare gli astanti: missione compiuta, almeno a giudicare dal coinvolgimento della porzione di concerto osservata. Delle molte chiacchiere, mangiate, bevute e scarpinate torinesi parleremo nella puntata dedicata al come protrarre la propria adolescenza in eterno o quasi.

NoMeansNo, foto di Gabriele Santamaria

Le foto sono di Gabriele Santamaria, che ringraziamo.