NIGHT SINS, New Grave

New Grave

Un riflusso gastrico, o come quando il mare porta a riva detriti di vecchie carcasse. Questi i primi pensieri/metafore che nascono appena ti imbatti in New Grave (per l’esattezza in “Playing Dead”), primo parto di questa band di Philadelphia proveniente dalla scena hardcore.

La cosa incredibile è che i ragazzi ci credono davvero, la chitarra sembra suonata dal gruppo di Pornography, la voce è una versione ancora più sofferta di Robert Smith e la batteria ha la giusta eco, quella dei primi Ottanta (immaginate quei gruppi con un suono ancora più robusto). Insomma, verrebbe da classificarli subito alla voce cover band solo per questo, però la nostra opinione con l’incrementare degli ascolti ha assunto una forma meno schematica. “The Stranger”, infatti, è traccia che si affranca un pelo di più da quei modelli, tra tastiere che dominano e voce più gothic del solito, e fa il paio con la nevrastenica e ribollente di chitarre wave “The Eternal Giver”. “Knell”, invece, è un sinistro strumentale di passaggio, che serve giustamente a collegare i fili di un disco indeciso tra l’omaggio o addirittura l’appropriazione indebita di quei suoni che tanto hanno caratterizzato una parte di quel periodo storico. “Winged Thing” è poi FM-rock stranito, come se i Kiss cominciassero a suonare la roba Crypt, quindi chitarroni da air play, il drumming che neanche i Def Leppard e voce dall’oltretomba.

Nel dubbio, che non viene fugato del tutto, rimaniamo dell’idea che i pezzi ci siano tutti o quasi (vedi la pantomima primi Depeche Mode della calligrafica “Wild Eyes”)  e che in fondo i Night Sins rispondano a un bisogno ormai palese: riproporre senza tregua modelli che hanno fatto storia, nel bene e nel male.