NIDO DI VESPE, Il Giorno Che Siamo Tutti Morti

Il Giorno Che Siamo Tutti Morti

Nel corso degli ultimi quattro-cinque anni tirare le somme della scena hardcore italiana è diventato sempre più difficile: se da un lato escono fuori gruppi noiosi e fin troppo banali (cloni dei cloni dei gruppi storici, diversi col tristissimo suffisso “HC” dopo il monicker), dall’altro quei pochi veramente degni si stanno facendo notare e stanno riuscendo ad avere un buon riscontro, alcuni anche all’estero. Tra questi è d’obbligo menzionare i Nido Di Vespe. Provenienti da Lucca, l’unica città in tutta la Toscana nota per non essere una provincia rossa come le altre, sono in giro dal 2008 e alle loro spalle hanno un demo, il full length Il Belpaese Attacca: La Cittadinanza Tace e il 4 way split Thrashcore Family (con Reanimaniacs, Slaughter In The Vatican e Carlos Dunga). Sebbene quasi da subito abbiano iniziato a raccogliere consensi, queste uscite iniziali non sono mai state nient’altro che dischi nella media, a tratti quasi anonimi, che lasciavano il tempo che trovavano. Difficile a credersi, visto che questa ultima fatica dei Nido Di Vespe è esattamente l’opposto di quello che avevamo potuto ascoltare prima (nonostante già nel 4 way split si percepisse un miglioramento notevole). I pezzi sono decisamente più veloci, più corti e con una grinta che – a dirla tutta – è proprio quella che serve per far suonare al meglio un disco di hc italiano degno di questo nome. Potrebbero essere definiti come “Negazione on speed”: la base della loro proposta musicale è quella delle leggende torinesi (la voce di Apo è spesso simile a quella di Zazzo), condita con delle chitarre graffianti, dei riff che alternano parti thrash col palm muted assassino e altri che ricordano molto la scuola NYHC degli anni d’oro (quando il metalcore era lontano e i Sick Of It All mettevano a ferro e fuoco il CBGB), e ancora dei tempi di batteria che mai lasciano un attimo di riposo. In alcuni pezzi escono fuori anche dei richiami grind, come in “Metà Strada”, che ricorda i Cripple Bastards di Desperately Insensitive. La produzione è ottima: qui ogni strumento brilla di luce propria, merito degli Emme Studios e del mixaggio/masterizzazione dei Toxic Basement Studios. A fine album c’è anche una divertentissima versione de “Il Dritto Di Chicago” del sempiterno Fred Buscaglione, con i kazoo al posto delle trombe, che già si era fatta notare sulla compilation di cover Here Is The Unity. Il Giorno Che Siamo Tutti Morti è la prima uscita della Slaughterhouse Records e – per la gioia di chi non ha il giradischi – è un lp con al suo interno anche un cd, così potrete esporlo su uno scaffale e avere anche il piacere di spararvelo in macchina a tutto volume, magari facendo una gita per la maremma toscana in cerca delle migliori cantine dove abbeverarvi. È davvero un’ottima cosa vedere un gruppo crescere in maniera così pregevole a fronte di un inizio un po’ incerto, e se tutte le band avessero un’evoluzione come la loro, avremmo una scena hardcore degna di nota come quella degli anni Ottanta.

Tracklist

01. Fame
02. Ho Visto L’Inferno
03. Metà Strada
04. Storie Senza Tempo
05. Il Giorno Che Siamo Tutti Morti
06. Tu Sei La Bufera
07. Paura E Rumore
08. Solo Per Sapere
09. Non Concesso
10. Il Dritto Di Chicago