NEGURĂ BUNGET, ZI

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Seconda parte della trilogia transilvana dei Negură Bunget, un viaggio nel Paese della band, che dopo averne trattato in TĂU la natura e i luoghi si concentra oggi sulle persone e le loro tradizioni, in particolare focalizzando l’attenzione sul legame che le unisce alla terra e ai fenomeni naturali (dalla morte al raccolto, a coprire tutto quello che è il ciclo della vita). Per dar voce a questi aspetti, la musica dei Negură si sposta ancor più sul versante folcloristico, strumentazione compresa, senza per questo trascurare la propria peculiare matrice black, che qui trova una connessione ancor più forte con questi elementi e va a sublimarsi nell’aura atmosferica che permea le composizioni, in un continuo alternarsi di estremismo metal (con le accelerazioni furiose e i maestosi crescendo), spezzoni ambient dal forte taglio cinematografico (non a caso i video sono da sempre parte fondante dell’immaginario della band) e partiture tradizionali che guardano dritte negli occhi i colori e i sapori di una terra mai così centrale nell’opera ormai ventennale della formazione.

L’oltranzismo degli esordi è lontano, così come le aperture alla psichedelia di OM. Oggi la band dimostra di avere una visione chiara e prosegue decisa per quello che è un percorso altrettanto affascinante e ricco di soddisfazioni, un’evoluzione che si sposa con gli argomenti che affronta e ne accenta puntuale i vari aspetti, il che spiega la maggiore importanza della tradizione musicale transilvana all’interno di ZI e il suo prendere peso all’interno della formula ormai rodata con gli ultimi lavori in studio. Sbaglierebbe, comunque, chi pensasse di trovarsi di fronte ad un’opera folk-metal, perché il contenuto di ZI è quanto di più complesso e lontano dagli stereotipi sia possibile incontrare oggi nel panorama di riferimento, come esemplificato in maniera perfetta dalla superba “Brazda Da Foc”, in cui tutte le differenti anime del disco vanno a incastrarsi e sovrapporsi in modo ottimale.

Difficile comprendere come si possano ancora chiudere gli occhi di fronte alla crescita di un nome che ha segnato in modo così decisivo l’intera scena black e che, ancora oggi a venti anni dalla sua nascita, sembra ben lontano dall’aver concluso il proprio percorso evolutivo.