NEGURĂ BUNGET, Gabriel Mafa

NEGURĂ BUNGET, Gabriel Mafa

Ascolto i Negură Bunget dai tempi dell’incredibile ‘N Crugu Bradului (2002) e ho sempre ammirato la forza di volontà e la determinazione con cui il batterista e fondatore Gabriel Mafa ha seguito la sua visione e il suo percorso artistico. Nonostante i molti cambi di line-up e gli sconvolgimenti, i Negură Bunget hanno saputo portare avanti qualcosa di coerente eppure mai uguale a se stesso, fatto di svolte e scelte coraggiose, guidate dal profondo amore per la loro terra e per le sue tradizioni. Con TĂU prende il via una vera e propria trilogia dedicata alla Transilvania, era giusto fare il punto della situazione e lasciare che fosse lui stesso a presentarcela.

Ciao, è passato un po’ dalla nostra ultima chiacchierata, cosa è successo nel periodo trascorso tra i due album?

Gabriel Mafa: Vero, sono successe molte cose, è stato il periodo più impegnativo nella storia dei Negură Bunget. Tra il disco precedente e il nuovo abbiamo suonato più concerti che in tutti i precedenti quindici anni. Abbiamo esplorato e vissuto molte esperienze, ci siamo evoluti come individui e ora siamo pronti a portare le cose ad un livello ulteriore, più intenso. È come se nascessimo nuovamente dopo ogni album.

Chi c’è in formazione ora, chi sono i tuoi compagni su TĂU e chi suonerà dal vivo?

La nostra line-up attuale vede all’opera Tibor Kati (voce/chitarra), Adrian Neagoe (voce/chitarra), Petre Ionutescu (strumenti tradizionali, fiati, tastiere), Ovidiu Corodan (basso) e ovviamente ci sono io, Gabriel Mafa (batteria/percussioni). È strano parlare di una “nuova” formazione quando, come in questo caso, quasi tutti i membri sono vecchi amici. Conosco molti di loro da più di dieci anni e hanno tutti già lavorato nei Negură Bunget in un modo o nell’altro, quindi hanno familiarità con ogni aspetto della band. Questo ci ha permesso di procedere veloci sotto tutti i punti di vista, dal suonare dal vivo al comporre nuovo materiale. Ora, dopo due anni e duecento concerti, siamo naturalmente inclini a portare le cose ad un gradino più alto. L’attuale line-up è di sicuro una delle più solide di sempre e abbiamo un sacco di progetti, a cominciare dal tour europeo che partirà a breve.

TĂU è presentato come la prima parte della trilogia transilvana, ti andrebbe di parlarci del concept che collega le varie parti?

Abbiamo dovuto muoverci in questo modo perché si trattava di un concept molto vasto. Visto che veniamo da un luogo così controverso come la Transilvania, ci siamo accorti che le persone chiedevano in continuazione informazioni e avevano molte idee differenti sull’argomento. Dal momento che ci siamo dedicati a studiare la storia e la spiritualità del luogo sin dagli inizi della band, ci siamo sentiti in dovere di presentare la nostra visione personale su ciò che tutto questo rappresenta per noi. Così, ci è venuta l’idea di una trilogia che esplorasse la Transilvania non solo attraverso musica e testi, ma anche con le immagini. Questa prima parte si focalizza sugli elementi naturali e esplora alcuni luoghi simbolici. La seconda si incentrerà sul fattore umano, le tradizioni, le pratiche e le credenze che hanno formato l’orizzonte spirituale di chi abita questa regione. Infine, nel terzo capitolo ci concentreremo sulle idee e i concetti che hanno reso questa terra immortale. Ogni sezione sarà molto differente, ma una volta messe insieme dovrebbero offrire una visione dettagliata.

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Avete sempre dimostrato di provare un forte sentimento per la vostra terra e la natura di quei luoghi, spesso legando a questo immaginario il packaging e l’artwork dei vostri dischi. Per questo nuovo lavoro, sembra che il legame sia ancora più intenso e avete deciso di creare un’edizione comprensiva di un libro. Ti va di darci qualche dettaglio in più?

Ci siamo sempre impegnati per creare delle edizioni speciali per i nostri album. TĂU uscirà in tre formati: un digipack a quattro pannelli, un lp gatefold e un artbook di settantadue pagine con due cd e un dvd. È chiaro che l’artbook rappresenterà l’edizione più spettacolare e ci siamo davvero impegnati per realizzarla. A fianco dei testi originali c’è la traduzione in inglese e le storie che si celano dietro alcuni dei brani. Il libro seguirà l’andamento dell’album e offrirà una prospettiva visiva della musica. Ne ho curato personalmente tutte le foto e il layout. Stiamo anche lavorando a una confezione limitatissima per il digipack, una scatola di legno lavorata e dipinta, con foglie d’acero e semi della foresta all’interno, così da creare anche un’esperienza sensoriale dell’album. Ce ne saranno solo cinquanta copie e le realizzeremo personalmente, non attraverso la label.

Esiste, dici, un’edizione in vinile di TĂU, quindi mi chiedo cosa ne pensi del rinnovato interesse per questo supporto, credo che rispecchi un ritorno al vecchio approccio alla musica? Intendo un modo più profondo e consapevole in contrapposizione alla frenesia del download dell’ultimo periodo?

Credo sia una cosa naturale, più il mainstream si muove in una direzione, ovverosia qualità bassa, accessibilità facilitate, gratuità, più la contro-cultura farà le sue mosse. Perché esiste sempre chi vede le cose in modo diametralmente opposto. Posto che personalmente sono sempre stato dentro al suono analogico, alle edizioni limitate e cose simili, questo ritorno del vinile per me rappresenta una vera boccata di aria fresca.

Questa volta avete aggiunto qualche nuovo sapore alla vostra musica, ho percepito un forte retrogusto folk accanto al vostro amore per la musica tradizionale, e avete anche utilizzato dei nuovi strumenti. Lo dobbiamo collegare ai temi trattati o piuttosto al vostro percorso come musicisti?

Ovviamente la musica è legata al concept dell’album, in particolar modo perché avevamo tutto in mente sin dall’inizio e i testi erano già pronti, così la musica ha preso forma in modo naturale, ma anche gli aspetti personali hanno giocato una loro parte altrettanto importante. Tutta la nostra proposta è un incontro tra elementi locali e il filtro del nostro controllo. Ci sembrava che gli elementi folk completassero l’atmosfera, inoltre durante il nostro percorso sono in qualche modo entrati a far parte dell’evoluzione della band. Le tradizioni rumene e il folklore sono per noi una fonte di grande ispirazione, provengono da un’esperienza unica e da un modo di vita differente. Nel tornare alle radici abbiamo riscoperto chi siamo, ci siamo riconnessi con i nostri antenati e questo ci ha resi più forti e ci ha definito come individui.

Nel disco compaiono anche alcuni ospiti che hanno apportato il proprio contributo personale. Vuoi presentarceli?

Abbiamo avuto come ospiti alcuni buoni amici: Rune (Mayhem/Aura Noir) ha eseguito un assolo su “Împodobeala Timpului” e una famosa cantante pop rumena, Alexandrina, si è presa cura di alcune parti vocali. C’è Sakis dei Rotting Christ che ha prestato la voce a “Tărim Vîlhovnicesc”, il nostro amico Gabriel Almasi ha suonato il theremin su “Nămetenie” e, infine, un altro cantante rumeno, Bean MC, ha aggiunto una parte di voce al brano “La Hotaru Cu Cinci Culmi”. Si è trattato davvero di un’esperienza interessante, specialmente con gli artisti rumeni che rappresentano una presenza inattesa all’interno di un disco metal, ma il tutto si è amalgamato in modo ottimale. Abbiamo poi usato molti strumenti: tra quelli più o meno tradizionali abbiamo fatto il pieno.

Verrete in Italia per presentare TĂU al vostro pubblico? Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro nuovo set, sarà differente dalle scorse date?

Di sicuro, suoneremo in Italia per presentare il nuovo album e ci saranno parecchie sorprese. Senza dubbio ci focalizzeremo maggiormente sulle cose nuove, ci porteremo dietro gli strumenti utilizzati in studio e cercheremo di lasciare quanto più spazio possibile alle visuals, perché sono un elemento chiave insieme alla musica e vogliamo offrire al pubblico un’esperienza completa della trilogia transilvana. Queste sono le date italiane:
25 Maggio, Torino / Padiglione 14;
26 Maggio, Bologna / Freakout Club;
27 Maggio, Firenze / Cycle;
28 Maggio, Roma / Closer;
29 Maggio, Bresso / Blue Rose Saloon;
31 Maggio, Padova / Bloom Club.

Inoltre, potremmo anche aggiungere un paio di date al sud.

Vi è sempre piaciuto suonare dal vivo e immagino abbiate incontrato molte band interessanti, c’è qualche nome che vi va di condividere con i nostri lettori e che ha attratto di recente il vostro interesse?

Mi piace quando dividiamo il palco con band differenti, con alcune lontane dal metal così da allargare l’orizzonte. Lo stesso vale quando ascolto musica, non mi piace confinarmi al solo metal. Mi è piaciuto suonare con L’Alba Di Morrigan, una band di Torino, ci siamo divertiti molto con loro l’anno scorso a Torino e Padova e magari ci sarà una nuova occasione anche questa volta. Spero che riusciremo a suonare ancora con OvO e Signorina ?Alos, entrambi progetti davvero validi. Aspetto, poi, il tour americano che ci vedrà in compagnia di un paio di band islandesi, Dynfari and Auðn.

Grazie mille per il tuo tempo, a te le conclusioni…

Grazie a voi per il sostegno lungo gli anni!

Negura