NADJA, Sv

NADJA, Sv

I Nadja sono uno dei miei gruppi preferiti. Sono pochi quelli che amo, e non ho voglia di nascondermi dietro a una falsa obiettività, né di impormi qualunque tipo di codice comportamentale nel momento in cui devo recensirli. Mi sforzo di snocciolare un po’ di dati, prima di passare alla consueta agiografia di Aidan Baker e Leah Buckareff: il sievert (simbolo “Sv”) è – Wikipedia alla mano – l’unità di misura dei danni provocati dalle radiazioni sul corpo umano, questo pezzo di 42 minuti nasce infatti per essere suonato a due festival berlinesi (i Nadja vengono dal Canada, ma da qualche anno vivono a Berlino), di cui uno a tema “armageddon”, materia sulla quale i due sono preparatissimi, penso all’album Radiance Of Shadows e lo collego volentieri anche al suono di questo disco pubblicato dalla brasiliana Essence Music, pur nelle molte differenze. Concludo la parte dedicata alle informazioni utili precisando che ci sono ben due mastering (uno, diremmo inevitabilmente, di James Plotkin, l’altro, pensato per un’edizione speciale sold out nei consueti due secondi, di Eroc) e che la copertina è di Sua Simmetria Reale Seldon Hunt.

Lo schema è chiaro: un movimento in crescendo che raggiunge il culmine liberando il sound di chitarra caratteristico dei Nadja, elettrico, bruciante ed espanso, che scorre ipnoticamente, di fatto in forma di drone, spinto in avanti per lunghi minuti da battiti meccanici godfleshiani e rafforzato dal basso di Leah, mai così deciso. Verso la fine Aidan si sblocca e – restando molto potente – spezza la trance passando da un flusso continuo a una forma di riffing, poi, piano piano, spegne la fiamma, ed ecco che il gioco è fatto. I Nadja negli anni si sono presentati in modi diversi, pur mantenendo un’identità sonora, mentre in questo caso hanno deciso di fare quello che ci aspettiamo da loro, il che non significa che Sv sia un lavoro solo per i fan, dato che è così ben riuscito nella sua semplicità da poter tentare anche uno che non li conosce.