MUSCHIO

MUSCHIO

I Muschio celebrano con Zeda la loro montagna, un’entità che incombe sopra le teste, si staglia netta in tutta la sua potenza e forza, la stessa che la band riproduce in note all’interno del nuovo disco. Accompagnato dalla copertina di Luca/Solomacello che riporta alla mente le atmosfere di Weird Tales e la sensazione di disagio che le sue illustrazioni riuscivano a suscitare, Zeda ci ha offerto lo spunto per una chiacchierata con la band.

Zeda prende il nome da una montagna, un’immagine che calza perfettamente con il contenuto in note dell’album, un deciso passo verso un irrobustimento del vostro sound. Concordate?

Albi (chitarra): Esatto. Rispetto al precedente Antenauts abbiamo lavorato più a lungo sulle sonorità di ogni brano e sui particolari. Il sound in generale di chitarra e batteria si è ispessito notevolmente, così come le deviazioni noise e psichedeliche. L’idea di Zeda in fondo è proprio questa: una montagna sopra le nostre teste.

Anche la copertina appare più minacciosa e caratterizzata rispetto alle precedenti. Come è nata e che rapporto avete con l’aspetto visuale/grafico della vostra musica? Credete che in qualche modo le immagini possano completare una proposta strumentale come la vostra?

Pogio (chitarra): Per la copertina ci siamo rivolti a Luca/Solomacello, diciamo una garanzia soprattutto per le atmosfere pesanti in generale. La cosa positiva è che al di là dell’aspetto professionale lui ha gradito molto la nostra musica. Questo ha aiutato a centrare meglio il progetto.

Utilizzate delle visual anche dal vivo per promuovere i nuovi brani? Come è cambiato, se lo è, il vostro approccio al live durante questi anni?

Albi: Quando possiamo e la situazione ce lo permette sì, utilizziamo visual che proiettiamo durante il live. Nel genere strumentale crediamo che in qualche modo sia importante non far sentire con le immagini la carenza – o quasi – delle parole. Dal vivo, rispetto agli esordi, non siamo cambiati granché: abbiamo sempre cercato di riportare sul palco le sensazioni che si possono avvertire su disco: ci mettiamo tanta energia, indispensabile per suonare i nostri pezzi. Probabilmente violentiamo anche le orecchie del pubblico, ma siamo fatti così.

In generale, quali differenze riscontrate con i vostri esordi e quanto sono cambiati i Muschio oggi se vi guardate indietro?

Albi: Siamo cresciuti, insieme ai nostri brani che si sono fatti un po’ più complessi ma sempre godibili, secondo me. Ecco, negli anni tutti e tre siamo sicuramente diventati più perfezionisti: il processo di composizione e arrangiamento ci ha spinti a ricercare sempre di più nuovi suoni e soluzioni alternative, che si aggiungono a quelle già sperimentate in precedenza. Per quanto riguarda i live c’è da dire che sono sempre stati molto energici e d’impatto, nonostante magari i vecchi pezzi fossero meno metal, diciamo.

Nel comporre nuovi brani, avete in mente un’atmosfera o una sensazione che volete evocare o pensate che la mancanza di testi vi lasci maggiore libertà creativa?

Pogio: I brani in genere nascono da alcuni riff che possono essere ricercati o occasionali. Solitamente si parte con un’idea di base che poi prende forma in sala prove. Lavoriamo molto sull’arrangiamento e la scrittura complessiva del brano. In Zeda le atmosfere sono spesso pesanti e monolitiche. Come ha scritto un vostro collega, siamo gli Helmet che suonano postcore. Un bel complimento per noi!

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Il disco esce per Argonauta Records. Come siete entrati in contatto? Che cosa vi ha colpito e vi ha spinto verso questa label?

Pogio: Gabriele, uno dei collaboratori dell’etichetta, ci conosceva già. Per Zeda cercavamo un’etichetta di un certo spessore, che lavorasse seriamente e avesse un mercato estero, requisiti che Argonauta Records possiede. Abbiamo mandato i pezzi in pre-produzione e sono piaciuti…

In generale, come vedete la situazione oggi in Italia? Sembrerebbe quasi che a un momento particolarmente stimolante dal punto di vista dei gruppi e dei dischi usciti se ne contrapponga uno quanto mai difficile per la musica dal vivo e le opportunità di suonare in giro… Mi sbaglio?

Pogio: Effettivamente buoni dischi ne escono, ci sono molte band anche nuove di assoluto valore, mentre la situazione per i live si fa sempre più complicata. Consideriamo due fatti: il primo è che le band che arrivano a fare almeno un disco sono migliaia, troppe rispetto agli spazi dove esibirsi. Il secondo è che gli spazi stessi che si sono sempre occupati di musica vivono tempi di crisi, vuoi per i costi elevati di gestione, vuoi per il calo di pubblico (ahinoi…). A pagarne le spese sono spesso gruppi validissimi, che non avendo un buon management non trovano gli spazi che meriterebbero.

Avete avuto opportunità di dividere il palco con altri nomi interessanti, c’è qualche gruppo che vi ha colpito in modo particolare o con cui siete entrati in sintonia?

Albi: Sicuramente in questi anni abbiamo diviso il palco con nomi importanti che ci hanno permesso di conoscere da vicino musicisti e persone eccezionali: tra questi me ne vengono in mente alcuni con cui siamo rimasti in contatto: Lucertulas, Appaloosa, Lento e Fuzz Orchestra.

E per quanto concerne il pubblico, che tipo di reazioni suscita la vostra proposta e come descrivereste l’audience dei Muschio? Insomma, a chi si rivolge la vostra musica?

Albi: In generale si potrebbe pensare che i nostri pezzi arrivino “solo” a un ascoltatore di nicchia o particolarmente attento al genere (post-hardcore o noise che sia); in realtà negli anni abbiamo notato che il pubblico è piuttosto eterogeneo, o comunque viene ai nostri concerti con la curiosità di ascoltare un live molto carico e ad alti volumi. Verbania si sta comunque un po’ aprendo in questo senso: negli ultimi tempi sono nati altri due giovani gruppi strumentali, Fatty Fatty Bombo e Konica, che sono ancora agli esordi ma stanno già riscuotendo ottimi consensi e che promuoviamo attraverso la nostra Muratore Noise Records.

A proposito di live, avete già qualche data fissata per questa estate? Contate di partecipare a qualche festival o preferite muovervi in solitaria?

Albi: La primavera con l’uscita del disco è stata densa di live. Per l’estate stiamo definendo qualche partecipazione a dei festival, ci piace molto condividere il palco con altre band.

Prossimi passi? C’è già qualche idea in ballo per il futuro?

Albi: In estate uscirà Zeda in versione vinile; continueremo poi a portare in giro il disco nella prossima stagione proseguendo coi live, probabilmente in ottobre faremo un mini-tour in Germania per fare un po’ di promozione anche all’estero.

Last famous words…

L’Hardcore non dorme mai.