MONDKOPF

Paul Régimbeau è uno dei protagonisti del 2017. Noto soprattutto con lo pseudonimo Mondkopf, dietro al quale ha prodotto una serie piuttosto eclettica di dischi di musica elettronica,  ha messo del suo in un po’ di produzioni di questo e dello scorso anno, ha variato modo di suonare e approccio, ha spaziato tra diversi generi e ne ha esplorati di nuovi, in più è anche uno dei due cervelli dell’etichetta In Paradisum. Non ho trovato molte cose su di lui in italiano, per questo ho deciso di farci insieme il punto della situazione.

Hai un progetto chiamato Foudre!. La formazione è Frédéric D. Oberland (Oiseaux-Tempête e altro), Romain Barbot (Saåad), Grégory Buffier (Saåad, Autrenoir) e Christine Ott. Da quello che posso vedere, avete registrato il vostro nuovo disco in una meravigliosa chiesa parigina in stile gotico, e stiamo parlando di uno score di un’opera di videoarte realizzata da un artista di Singapore. Grande architettura, grande musica, grande visual art. Ti va di condividere un po’ di ricordi con noi?

Paul Régimbeau: Grandi ricordi. Abbiamo speso due giorni a costruire una colonna sonora per questo film che è più pittura vivente che cinema. Abbiamo creato temi e sequenze e improvvisato intorno a queste cose il giorno dello show. La chiesa è bellissima e ha un super-riverbero, che influisce sul modo di suonare. Devi essere molto discreto se non vuoi che esca un casino. La platea era molto silenziosa, così abbiamo avuto molto spazio per giocare con le dinamiche. È stato il mio primo show con Foudre! e quella sera noi abbiamo stretto forti legami.

Ho ascoltato in anteprima il nuovo album degli Oiseaux-Tempête, un disco sfaccettato con ospiti che appartengono a scene musicali anche molto differenti. Tu hai suonato synth analogici in alcune tracce di questo lavoro. Che hai imparato da loro e da quest’esperienza? Sembra qualcosa di nuovo per te.

Sì, è stata la prima volta che mi sono trovato in studio con una formazione rock. Il modo in cui operano si basa sull’improvvisare per giorni e registrare, per poi avere il materiale di partenza per il disco, sono diversi da quelle band che arrivano con tutti i demo pronti. Dunque è un po’ stressante stare lì con niente di davvero finito, ma è molto piacevole fare musica nuova e testare un sacco di cose in una situazione ideale. Mi hanno insegnato molto a fare quello che so fare meglio e non sbattere la mia testa contro il muro, di non cercare di fare qualcosa che non sia me stesso.

Frédéric di Foudre! e degli Oiseaux-Tempête appare anche sul tuo nuovo disco, They Fall But You Don’t. Come lo consideri quest’album? Un nuovo inizio? Un fuori serie?

Mi piace l’idea che sia qualcosa a metà strada. L’introduzione a un nuovo inizio. Pone le basi per un nuovo modo di approcciarmi alla musica. Sono felice che Frédéric abbia accettato di suonare sul mio disco, perché lui è più vecchio di me (oltre dieci anni) ed è come se mi stesse aiutando a passare a una nuova fase della vita.

They Fall But You Don’t è presentato come una reazione agli attentati parigini. Ha funzionato come una terapia per te? Ascoltarlo mi vien da pensare a un processo, un percorso di recupero.

Sono onesto, non direi che è un recupero, non ho sofferto come la gente che davvero era lì o come quelli che vivono la Guerra in Siria o altrove. È solo che la musica mi aiuta a focalizzarmi su qualcosa, liberare la testa ed evitare di essere sopraffatto da quelle cose inconsce che uno ha in sé.

Come sei venuto a conoscenza del lavoro di Silvano Agosti? Perché hai usato quel campione?

Ho visto questo passaggio del suo documentario “D’amore si vive”, quello in cui lascia parlare questo bambino geniale, che sogna solo la libertà, l’essere in grado di giocare e fare l’amore, scoprire la vita. Sono parole che non ti permetti sempre di dire da adulto, e a volte nemmeno da bambino…

Descrivendo il nuovo album di Rafael Anton Irisarri, Lawrence English ha inventato la definizione di “maximal minimalist”. Può essere anche una possibile definizione di They Fall but You Don’t?

Mi piace molto quest’idea, ne ho parlato molto anche io nel corso di quest’anno. Nel fare i pezzi per questo disco cercavo di portare avanti una sensazione con pochi mezzi. Volevo rimanere semplice e dritto al punto, in qualche modo. Mi dicevo che non avevo bisogno di quattro linee melodiche, due tracciati ritmici, chorus, bridge e altro per raccontare e sentie qualcosa. Forse richiede più coinvolgimento all’ascoltatore, ma si spera sia più potente.

Sembra che tu abbia iniziato una buona collaborazione coi Saåad. Lavori con uno di loro in Autrenoir e hai pubblicato Verdaillon con la tua etichetta In Paradisum. Che ci puoi raccontare della tua amicizia con loro?

Li ho scoperti grazie a un blog. Non sapevo fossero francesi, men che meno che fossero di Tolosa, che è la mia città. Abbiamo voluto incontrarci e siamo diventati subito amici. Io e Gregory Buffier abbiamo fatto Autrenoir come una scusa per essere in grado di andare in tour assieme senza dover supportar qualcosa in particolare. Dunque la musica si evolve molto. L’obiettivo è suonare dal vivo anche se di tanto in tanto registriamo musica. Quando i Saåad mi hanno mandato Verdaillon è stato amore a prima vista. È un disco molto intimo e lirico allo stesso tempo, registrato in una chiesa di Tolosa. Non ci ho pensato due volte su e l’ho pubblicato con la mia etichetta.

Quali sono i progetti futuri con In Paradisum? Che obiettivi hai?

Non c’è un vero piano. Non abbiamo la pretesa di scoprire nuovi artisti, ci proviamo e pubblichiamo la musica che ci piace nel modo più onesto possibile. Quindi l’identità dell’etichetta si costruisce da sola. Posso però dire che preferiamo condividere la musica di artisti che sviluppano una personalità singolare, quindi ecco perché non ci focalizziamo su di un genere preciso.

Ultima domanda. Come dimostra il tuo progetto Extreme Precautions, ascolti anche metal estremo. Ascolto tante band black metal francesi: Deathspell Omega, Chaos Echoes, Aluk Todolo, Antaeus, anche gli Alcest. Hai suggerimenti per noi?

Dovresti porger l’orecchio a questa etichetta DIY chiamata Distant Voices, che butta fuori black metal atmosferico e melanconico molto buono. C’è questa perversissima band sludge/doom che si chiama Cult Of Occult. Tra black metal e hardcore trovi questi ragazzi di Tolosa, i Plebeian Grandstand. Gli Alkerdeel, che sono una band black metal belga, hanno dato alle stampe un gran disco l’anno scorso: Lede. E ovviamente non ti perdere gli svizzeri Paysage D’Hiver…