MARTHA TILSTON, Machines Of Love And Grace

Machines Of Love And Grace

Machines Of Love And Grace è l’ultimo lavoro di Martha Tilston, prodotto dalla sua etichetta Squiggly e, come per i precedenti dischi, con un artwork da lei concepito in stile naïve. È un album che ha sicuramente appeal per gli appassionati di folk irlandese, con atmosfere intime e dolcemente autunnali. Questi toni sono subito evidenti in “Stags Bellow”, canzone poetica e calda che inaugura l’album, nonché primo singolo estratto. La malinconia e l’immaginazione del disco precedente, intitolato Lucy And The Wolves (2010), si sono tramutate in parole di protesta e gli arrangiamenti sono più scarni. Il fingerpicking domina la prima parte del disco insieme alle venature folk ereditate dalle madre (Maggie Boyle, cantante e musicista di folk irlandese), mentre le ultime canzoni hanno una melodia più piena. La Tilston non sembra sfruttare allo stesso modo la sua estensione da soprano come faceva nell’altro disco, però mantiene l’usuale capacità vocale e la piacevolezza del timbro cristallino. Nel complesso l’album sembra collegarsi e continuare con i primi lavori, mostrando in maniera molto diretta la filosofia di vita dell’artista, sempre impegnata in cause ambientali e sociali.  “Survival Guide” sembra creata da ritmi silenziosi, fatti apposta per sussurrare con tanta nostalgia strategie di sopravvivenza e al contempo per rassicurare e metterci in guardia su come «il mondo stia cambiando più veloce della vita». Lampante riferimento a Occupy è “Wall Street”, altra canzone (un po’ ingenua?) di protesta pacifica. Sulla stessa linea è “More”, che racconta delle fascinazioni perverse del capitalismo e che presenta una prospettiva in prima persona di cui Joni Mitchell è storico esempio. I suoni degli uccelli nel bosco in “Suburbia” rimandano a quelli del ruscello e dei corvi nell’incantevole “Searching For Lambs”, canzone tradizionale reinterpretata nell’album precedente. “Shiny Gold Car” mette in risalto la bellissima voce della cantante: il testo sottolinea la sua necessità di essere sincera, mai schiava delle logiche del music business. Dolcissima “Butterflies”, mentre sono indianeggianti e ipnotici i ritmi e le melodie di “Let Them Glow”. Al nono minuto dell’ultima traccia ecco poi la sognante ghost track “Life Boat For The Soul”, che ha un ritmo ripetitivo, da filastrocca, con sottili influenze americane e le parole che rivendicano, ancora una volta, la libertà della cantautrice.

La ragazza si è detta ispirata dal tono di protesta della PJ Harvey di Let England Shake, ma non è riuscita ad essere in egual misura penetrante nel modo di veicolare suoni e liriche, perché esteticamente forse un po’ acerba e troppo didascalica.

Tracklist

01. Stags Bellow
02. Silent Women
03. Survival Guide
04. Blue Eyes
05. Wall Street
06. More
07. Staircase
08. Suburbia
09. Shiny Gold Car
10. Butterflies
11. Let Them Glow