MARTA SUI TUBI, Cinque, La Luna E Le Spine

Cinque

Oddio, sono andati a Sanremo, noooooooo non sono più loro. Frega cazzo, il quinto disco dei Marta Sui Tubi rientra pienamente nel percorso evolutivo di una band che di personalità ne ha sempre posseduta a quintali (a volte anche “troppa”, in effetti), ma che non si è mai arresa alla necessità di cristallizzare una formula che funzioni e stop. Oltre questo, ci sarebbe da valutare a cosa in questo caso il processo di cambiamento abbia portato e se si possa considerare positivo o meno. “Vorrei” è il pezzo sanremese che meno mi è piaciuto, preferisco “Dispari” e penso sia anche uno dei migliori del disco. È evidente poi che entrambe non sono state scritte con in testa il festival e basta. Ormai consolidata la presenza di una sezione ritmica e di tanto “altro” (Mattia Boschi continua a essere uno dei supereroi della musica italiana), continua l’applicazione di una tecnica esecutiva pazzesca, che però non si traduce in pezzi che si risolvono in sbrodolose sboronate: qui ci sono “canzoni” che puntano forte ai centri emozionali. Dal punto di vista testuale è lievemente diminuito il tasso di funambolismo creativo (anche se, ad esempio, la stessa “Dispari”, o la folle rincorsa di allitterazioni in “Tre”, sono esempi di maestria lessicale), così come l’istrionica e caleidoscopica musicalità, più che all’interno degli stessi brani, sembra “spalmata” su tutta la scaletta, alternando episodi che affrontano generi musicali ben precisi e altri che sono “da Marta Sui Tubi”. L’attitudine rock ed elettrica è di poco più diffusa della dimensione acustica, così come blues, classic rock’n roll e psych-folk sono affrontati in modo più diretto del solito, come in “Vagabond Home” o nella stessa (meravigliosa) “Tre”. Tra armonici e una soffusa psichedelia corale, “I Nostri Segreti” funge da spartiacque tra i brani presentati all’Ariston, “Il Primo Volo” e “Maledettemente Bene” sono invece le incursioni “indie rock” (parolone) à la Marta Sui Tubi che è impossibile non amare. “Il Collezionista Di Vizi” è un accrocchio dalla ritmica serrata, con banjo e cantato che oscillano tra cadenze Marta Sui Tubi a veemenza Afterhours di anni fa, mentre “Ladra” segue la scia dell’emotività acustica di “Cenere” e verso la fine “Grandine” è un piccolo capolavoro di intimismo e umanità. Tante lune, ognuna con la propria storia e pochissime spine.

Tracklist 

01. Il Primo Volo
02. Dispari
03. I Nostri Segreti
04. Vorrei
05. Vagabond Home
06. Il collezionista Di Vizi
07. Tre
08. La Ladra
09. Maledettamente Bene
10. Grandine
11. Polvere Sui Maiali