MARS RED SKY, Stranded In Arcadia

Mars Red Sky

Nel mondo stoner sembra che il nome dei Mars Red Sky si stia guadagnando sempre più spazio. Il trio di Bordeaux torna a farsi risentire con questo secondo disco, Stranded In Arcadia, il primo sotto Listenable Records. Il loro sound viaggia tra gli Sleep e la psichedelia degli anni Sessanta e Settanta, con diversi rimandi a formazioni più recenti come i Dead Meadow.

Il loro debutto omonimo e l’ep Be My Guide erano buoni lavori, ma a tratti poco personali. Questa nuova fatica, invece, mostra un’evidente maturità compositiva, un piglio maggiore: l’opener “The Light Beyond”, ad esempio, possiede un riff davvero ottimo (ripreso nella conclusiva “Beyond The Light”), che dopo un paio di ascolti entra subito in testa. Il cantato di Julien Piras sembra più etereo e sognante che in passato, con delle linee vocali molto ben curate, mentre la sua chitarra è anche qui molto carica di fuzz e si confonde (in maniera intelligente) col basso di Jimmy Kinast. Il songwriting è sempre pieno di rimandi al gruppo di Matt Pike e Al Cisneros, ma in esso si intravedono anche i Beatles più lisergici (vedi “Join The Race” e soprattutto “Arcadia”, che ricorda molto i momenti più stralunati di Abbey Road e del White Album). C’è molta più melodia che in passato, le atmosfere sono più sognanti e immerse negli anni Sessanta. La produzione è molto più curata rispetto a prima, anche se la scelta dei suoni non si distacca molto dal passato. Si sente però, dopo diversi ascolti, la voglia di differenziarsi dal resto del marasma stoner, ormai perso nell’ennesimo tentativo (fallimentare) di copiare i Kyuss il più possibile. È innegabile, come detto sopra, che il sound dei Mars Red Sky sia molto in debito con gli Sleep (soprattutto nel suono di basso, che tra fuzz e wah wah non può che ricordare quella band), ma almeno qui ci sono idee interessanti, sia per i riff sia per le melodie.

Stranded In Arcadia ha tutte le carte in regola per essere un disco molto apprezzabile dagli “stonerofili”, ma anche dagli amanti della vecchia psichedelia. Difficilmente potrà interessare a chi non è dentro a questi generi, però è senza dubbio il lavoro più cresciuto dei Mars Red Sky, che in futuro potrebbero superarsi e sorprenderci nuovamente.

Tracklist

01. The Light Beyond
02. Hovering Satellites
03. Holy Mondays
04. Join The Race
05. Circles
06. Seen A Ghost
07. Beyond The Light