LVTVM, Adam

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I LVTVM nascono dall’incontro tra musicisti attivi in precedenza con Autoblastindog e Quiet In The Cave, il che già fornisce, o dovrebbe fornire, qualche indizio sul tipo di approccio eretico e aperto alla contaminazione della band, così come dovrebbe offrirne la line up a dir poco inusuale che prevede due bassi, synth e batteria. Il risultato di questo strano assetto è una manciata di brani strumentali in cui vena sperimentale, psichedelia e post-metal si fondono con sprazzi di math e stoner per una formula instabile e perlomeno intrigante. La base dura e l’amore per il riff impediscono d’altra parte che il tutto assuma le sembianze di una stramberia fine a se stessa, proprio perché formano una spina dorsale e dotano i brani di una loro fisionomia, il che in questi lidi diventa se non fondamentale, quanto meno auspicabile. La bravura dei musicisti coinvolti e l’idea iniziale di lavorare con due bassi – con tutto ciò che ne deriva a livello di groove – fa sì che il debutto dei LVTVM segni un punto di partenza ottimale per sviluppare un percorso affascinante e aperto a innumerevoli possibili sviluppi, come sottolineato da un brano come “Twalking”. Anche l’utilizzo dei sample recitati e la scelta di un concept cui legare l’album, ovvero la storia del primo uomo, il suo viaggio alla scoperta della realtà che lo circonda e, poi, del rapporto con la metafisica e il divino, contribuiscono a presentare all’ascoltatore un menù decisamente ricco e stuzzicante. Ciò che manca ancora è quel quid che permetta di individuare immediatamente lo stile della band e le permetta il classico salto di qualità, imponendo una sua cifra stilistica, ma il tempo è dalla parte dei quattro e le radici appaiono più che solide. In attesa degli sviluppi, ci ascoltiamo Adam e alziamo il pollice.