Lunedì 8 febbraio Jerusalem In My Heart sarà al Cinema Visionario di Udine

Lunedì 8 febbraio Jerusalem In My Heart sarà al Cinema Visionario di Udine

Gli amici di Hybrida ci scrivono.

ORE 20:30, INGRESSO 8€
UDINE – CINEMA VISIONARIO – SALA ASTRA – VIA ASQUINI 33

JERUSALEM IN MY HEART (Canada / Constellation)

Coscienza politica e tematiche personali, suoni mediorientali ed elettronica occidentale: la New Arabic Music di Radwan Ghai Moumneh.

Radwan Ghazi Moumneh, assieme all’artista multimediale Charles-André Coderre, torna con If He Dies, If If If If If If, secondo album con il progetto Jerusalem In My Heart, concepito nelle duplici case-natale di Montréal e Beirut.
Celebre per i suoi interventi nel ruolo di ingegnere del suono per Matana Roberts (i tre capitoli della saga Coin Coin), Mashrou’ Leila, Ought, Eric Chenaux (con il quale ha anche composto un album per il piccolo marchio Grapefruit Records Club) e Suuns (il disco in combutta per Secretly Canadian della primavera 2015 rimane ad oggi una delle realizzazioni più fresche di quest’anno solare), Moumneh ha avuto mani in pasta in numerosi ambiti negli ultimi anni. Ha accompagnato Jerusalem In My Heart di fronte ad un pubblico sbalordito tanto in Canada ed Europa quanto in medio oriente. Nonostante i numerosi progetti e commissioni che li hanno visti protagonisti, il gruppo è saldamente nelle mani di Moumneh – responsabile per tutti i suoni e le composizioni – e Coderre, responsabile dei visuals in rigoroso formato 16mm e delle installazioni/proiezioni dal vivo.

Uno dei momenti più alti del disco è nell’apertura di “A Granular Buzuk”, dove il suono di questo strumento tipico viene processato e campionato dai tagli in tempo reale di Radwan’s. Moumneh continua a sperimentare il suo amore per la tradizione pop Arabica delle audiocassette nella dance in bassa fedeltà di “Lau Ridyou Bil Hijaz?”. C’è poi un sentito omaggio al poeta curdo, recentemente esiliato, Sivan Perwer nel folk scarno e tradizionale di “Ta3mani; Ta3meitu”. L’album si chiude con il drone creato da un flauto Bansuri (per gentile concessione di Dave Gossage) e dal suono di un delicato numero acustico alternato ai field recordings delle onde del mare registrate su una spiaggia libanese. Disco eccezionale che del gruppo di casa Constellation fa una delle più imprendibili espressioni a cavallo tra canzone politica, rock d’avanguardia e musica etnica.