L’ultima di Tarcento Jazz 2016

Riceviamo da Hybrida e pubblichiamo.

TARCENTO JAZZ 2016: IN THE SEA + RITRATTO DEL LEONE: WILLIE “THE LION” SMITH
VENERDI’ 18 NOVEMBRE
ORE 21:00 INGRESSO 10 EURO
TARCENTO – VILLA MORETTI

La conclusione di Tarcento Jazz 2016 è affidata a Tristan Honsinger, Joshua Zubot e Nicolas Caloia con il trio In The Sea e alla performance di Giorgio Pacorig e Aida Talliente ispirata alla vita di Willie “The Lion” Smith e pensata appositamente per Tarcento Jazz 2016

IN THE SEA
Tristan Honsinger ha iniziato la sua carriera di improvvisatore a Montreal più di quarant’anni fa, prima del suo decisivo trasferimento in Europa, dove da allora ha rappresentato una figura centrale della scena improvvisativa. Perciò questo gruppo può essere visto come una sorta di obliquo ritorno a casa. La dinamica del loro rapporto è ovvia, il risultato di una riuscita mescolanza tra empatia musicale e conflitto creativo. Tristan gioca con la sua caratteristica audacia pescando dal suo arsenale di frammenti melodici e schegge di poesia per gettarli nell’ignoto proteiforme che è il fondamento per la migliore improvvisazione di gruppo. Josh Zubot e Nicolas Caloia non si limitano a seguirne i passi, ma provocano lui – e se stessi – in modi che sono di volta in volta sottili, assertivi, e irriverenti. Un incontro superbo.

Tristan Honsinger violoncello, voce
Joshua Zubot violino
Nicolas Caloia contrabbasso

RITRATTO DEL LEONE: WILLIE “THE LION” SMITH
“Ragtime significa: musica suonata da chi non conosce la tastiera del piano. Il suonatore di ragtime stuzzica i tasti facendo ciò che gli viene in mente perché è fanatico, presuntuoso e molto aggressivo, fino a quando non arriva qualcun altro e si mette a suonare davvero. Allora egli diventa docile come un agnello. Ora, la differenza tra il suonatore di ragtime e un pianista vero, sta nell’aver dimestichezza con le progressioni e il sapersi muovere con entrambe le mani”.
Willie The Lion Smith, il suo piano, la sua musica, le sue funamboliche esecuzioni e non solo, raccontate attraverso quadri sonori, in cui le sue parole, la poesia di Amiri Baraka, i rumori dell’ambiente e una musica che a volte arriva all’urlo, costruiscono situazioni diverse, frammenti di vita. Un film sonoro in cui le sue composizioni vengono “usate” in modo libero; scomponendole, rielaborandole e intrecciando stili diversi dal blues al ragtime e all’elettronica, cosi come lui faceva con ogni melodia.
Tutto questo ci apre una domanda a cui non abbiamo ancora trovato risposta: “Ma cosa abbiamo mai tanto da urlare se urlare, il più delle volte, non serve a niente?”
Il mondo sarà sempre pieno di cinguettatori, ruttatori, saltimbanchi e rottinculo con i loro pifferi rotti a scorrazzare per le strade delle città.
Abitiamo la domanda.

Giorgio Pacorig fender rhodes
Aida Talliente voce e santa la madonna!