LUCIFER BIG BAND, Atto I

Lucifer Big Band

Il nome scelto è autoironico, non tanto perché tira in ballo il nove volte Presidente del Consiglio, piuttosto perché questo non è un supergruppo tipo Slayer più David Tibet, ma il progetto del solo batterista dei Great Saunites, che qui sperimenta per un’ora con suoni elettronici, effettistica e – diremmo – chitarra. Si comincia lasciando ribollire un synth per vari minuti, utilizzandolo quasi come tappeto ritmico costante e lasciando libero sfogo al suono ultramanipolato della sei corde, che rimane da solo per una decina di minuti, quando fanno il loro ingresso percussioni dall’andamento circolare, come quelle che piacciono al capo dell’Inferno. Il synth torna in scena sempre con quel suono molto retrò – che in tanti hanno recuperato da inizio millennio a oggi – e lascia presupporre, se collegato alle altre scelte stilistiche, che lo sguardo qui sia rivolto verso il mondo kraut e gli anni Settanta. Si prosegue sino alla fine con questo schema, ma va aggiunto che in Atto I c’è una componente noise che gli zii tedeschi mai avrebbero saputo mettere. Non so se sia andata effettivamente così, ma l’idea è che questo sia nato più come un gioco, un divertimento, ma sia riuscito così bene da esser poi reso pubblico. Del resto è davvero il classico “viaggione”, che possiede un dono raro: farci pensare che il musicista abbia – al di là della sapienza tecnica – un po’ del tocco magico che serve a chi si occupa di creare e non di eseguire.

Al momento c’è sia il download libero sia il cd-r in edizione limitata, tutto su Bloody Sound Fucktory (Lush Rimbaud, Dadamatto, Butcher Mind Collapse, Lleroy, Lebowski, Jesus Franco & the Drogas, Bhava, Gerda…).