SIX IN LINE, U Shud Hev Invtd Me

U Shud Hev Invtd Me

Svedesi innamorati del più grezzo e violento crossover anni Ottanta, i Six In Line esordiscono con tre anthem in grado di miscelare pressoché l’intero campionario del caso, tutto col metodo “buona la prima”, tutto registrato senza la minima patinatura o rifinitura alcuna, quasi si temesse di snaturare la schietta irruenza del suono, a  partire dalla title-track che unisce The Accüsed, accenni Nardcore e sbandate rock’n’roll. Nel secondo “Plata O Plomo” si flirta in modo incestuoso con la Bay Area dei Testament, non senza guardare alla New York dei loro vecchi compagni di tour Anthrax: con una batteria più veloce e trascinante il colpo sarebbe stato perfetto, così si frena un po’, ma la gita continua senza ripensamenti. La voce sgraziata è ideale per una musica che a tratti non disdegna neanche un approccio più tecnico (sempre molto scarno), così da ricordare la vecchia scena di Venice e le formazioni del giro Suicidal Tendencies, in un frullato ipercalorico e dai colori fluorescenti. La peculiarità di questo ep è la lunghezza delle composizioni, che superano i tre minuti e in un caso arrivano a sfiorare i cinque, un vero record per il genere, non fosse che al loro interno si alternano in realtà differenti umori e si gioca la carta di una varietà che caccia in gran parte il rischio monotonia. Il folle incastro, portato all’apice nella conclusiva  “We Intend To Hang You”, alla fine funziona e incuriosisce su quello che potrebbero combinare i Six In Line qualora riuscissero a livellare un minimo i suoni degli strumenti e affinare la scrittura. Per ora ci si diverte e si ha la sensazione di aver ascoltato un gruppo in cui ci si potrebbe imbattere nuovamente nel prossimo futuro.