KIRLIAN, R2

Seconda uscita a nome Kirlian, trio con i piedi saldamente poggiati su strutture noise, ma con la voglia di ampliarne lo spettro grazie ad un’indole psichedelica che non riesce a stemperare del tutto la matrice postcore del songwriting. Ci si trova, così, di fronte a un lavoro prevalentemente strumentale, in cui si passa con disinvoltura da accelerazioni a espansioni ambient, da stacchi feroci ad aperture spacey che – vista l’attitudine a dir poco open-minded – creano un percorso ricco di suggestioni, quasi un tessuto cangiante che non smette di stupire l’ascoltatore e lo invoglia a scoprire cosa accadrà brano dopo brano, senza per questo perdere mai una concretezza tipica di chi fa della scienza il proprio immaginario di riferimento. La caratteristica principale di R2, insomma, è la fluidità con cui i tre riescono a cambiare completamente – e senza soluzione di continuità – il panorama che ci circonda, in un fluire continuo di strati sonori che si intersecano e sovrappongono senza quasi lasciare il tempo per accorgersi della mutazione in atto, così che ci si ritrova a fine disco con la difficoltà oggettiva di definire quanto appena ascoltato in termini di genere. Questo non impedisce, del resto, che il lavoro appaia coeso e organico, nient’affatto spezzettato o frammentario, piuttosto si può parlare di un flusso di coscienza che attraverso i dieci episodi compone un quadro unico, quasi un piano sequenza. Il tutto è curato nei minimi dettagli e registrato in presa diretta con un successivo trattamento in fase di masterizzazione che gli autori – prendendo spunto dalla tecnica fotografica – definiscono “Kirlian Effect”: qualunque sia il modo in cui funziona, sembra dare risultati decisamente interessanti. Per ascoltatori onnivori e curiosi di ogni sorta.