Sir Lord Baltimore – Kingdom Come, alle origini del metal e dello stoner

Sir Lord Baltimore

I Sir Lord Baltimore furono una delle band più importanti per definire i canoni di quello che oggi chiamiamo Heavy Metal, al di là dei cliché storici usati da musicologi e giornalisti (la triade Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple). Del resto non furono nemmeno gli unici a tratteggiarne gli stilemi, ci sono forse alcune decine di band che produssero lavori riconducibili al sound heavy nello stesso periodo, tra le quali ricordiamo MC5, Blue Cheer, Amboy Dukes, Free, Mountain, Stooges, Grand Funk… I Sir Lord Baltimore, comunque, sono da considerarsi anche padrini dello stoner, se vogliamo. Si formarono a Brooklyn nel 1968, fondati dal batterista-cantante John Garner, scomparso a fine 2015. Al tempo non c’erano band che avessero per frontman un batterista e già questa era una novità.

Garner, assieme a Louis Dambra alla chitarra e Gary Justin al basso, concepì nel 1970 il capolavoro ante litteram Kingdom Come, ispirato a generi come blues-rock e psichedelia, filtrando ed estremizzando il discorso musicale introdotto pionieristicamente da Yardbirds, Cream e poi dai Led Zeppelin. A differenza dei Black Sabbath, che come si sa erano lenti, cupi e pesanti, i nostri eroi erano molto veloci e vigorosi, e la gravità del suono era dovuta a forti dosi di distorsione della chitarra e alle volte anche a quella del basso. In più stratificavano le tracce di chitarra, dandole ulteriore potenza e forza (il lavoro fu registrato presso Electric Lady Studios e prodotto da Eddie Kramer), spingendosi così ben oltre le produzioni hard rock del tempo, come l’omonimo dei Sabbath e In Rock dei Purple, che uscirono lo stesso anno. Già la title-track, grazie a un riff superbo, unico e originale, e un bellissimo assolo in chiusura, rivela Dambra come un grande della sei corde, anche se purtroppo il suo destino sarà quello di rimanere un illustre sconosciuto. Questo disco, però, contiene anche altre perle: “Hard Rain Fallin” e la sua impressionante parte di basso, le frenetiche “Hell Hound”, “Master Heartache”, “Lady Of Fire”, o ancora “Helium Head (I Got Love)”. La più lenta e progressive del lotto è “Lake Isle Of Innersfree”, con un incrocio fra clavicembalo e 12 corde suonata magistralmente da Dambra. Da non sottovalutare il peso dello stesso Garner sul lavoro: le sue parti di batteria sono semplici ma veloci, e creano l’energia giusta per i brani, adattandosi perfettamente a quelle cantate.

In conclusione, questo è un album fondamentale per chiunque si voglia avvicinare al rock duro di qualsiasi essenza e ovviamente un must per gli appassionati del genere.

Play Loud!

Tracklist

01. Master Heartache
02. Hard Rain Fallin’
03. Lady Of Fire
04. Lake Isle Of Innersfree
05. Pumped Up
06. Kingdom Come
07. I Got A Woman
08. Hell Hound
09. Helium Head (I Got A Love)
10. Ain’t Got Hung On You