HAXXAN, Loch Ness Rising

Killjoy è lo storico fondatore dei leggendari Necrophagia, una band che ogni “addetto ai lavori” che si rispetti dovrebbe conoscere. Sono uno dei gruppi che per primi si sono cimentati col death metal: andate a ripescare il debutto ufficiale del 1987 Season Of The Dead, pura devastazione in salsa splatter gore; ho scritto debutto ufficiale perché in realtà già nel 1986 avevano inciso Ready For Death, che poi verrà stampato solo nel 1990. Sebbene si siano sciolti quasi subito (saranno invogliati a tornare sulle scene solo nel 1998 con Holocausto De La Morte, per via dell’interessamento di Anselmo dei Pantera, che poi suonerà la chitarra con loro per qualche anno), rimangono nel cuore di molti per via di quelle prime efferatezze. Gli Haxxan sono un gruppo totalmente diverso, col quale Killjoy esplora una vena dark e intimista che si traduce in un black metal lento e lugubre, ricco di parti pesanti, pagando il suo tributo al signore dell’oscurità, cioè a quell’Aleister Crowley che ha turbato le menti di una grande schiera di persone, e ci metto pure la mia. La voce è un rantolo con cui scavare nelle profondità abissali del contorto pensiero del padre del satanismo moderno in cerca di conforto e in uno stato di totale venerazione, i riff sono lenti, appiccicosi e malsani e l’atmosfera che si respira è a metà tra misticismo e terrore. Il tutto è punteggiato da sintetizzatori, che conferiscono all’insieme un’aura fredda e impenetrabile, dal vago retrogusto industrial, mentre basso e batteria incedono maestosi ma allo stesso tempo fumosi e impenetrabili (la pastosità di questo suono è palpabile, basta ascoltare un brano come “Disciples Of The Silence”, in cui ritroviamo echi dei migliori e più neri Celtic Frost). La registrazione è sporca e quasi lo-fi, con suoni secchi e netti: ascoltate gli arpeggi di chitarra o il rullante.

Killjoy vi ha spalancato le porte dell’inferno, non fatelo aspettare troppo…